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Banda larga: obiettivo 2,6 milioni di abitazioni
Recovery Plan: una delle novità contenuta nelle schede tecniche inviate dal Governo alle commissioni parlamentari

da Il Sole 24 Ore – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Il Governo ha inviato la scorsa settimana alle commissioni parlamentari le schede tecniche del Recovery Plan (scritte in inglese). Va detto subito che non si tratta del nuovo e definitivo Pnrr del governo Draghi, ma di un passo avanti che arricchisce il precedente piano del Governo Conte e lo rende molto più aderente alle richieste e ai requisiti Ue. Questa documentazione di oltre mille pagine presenta infatti target, milestones, obiettivi, cadenzamento temporale delle spese di cui la stessa commissione Ue aveva lamentato l’assenza nelle settimane scorse. Inoltre, questo documento “arricchito” resta la base di Piano su cui si pronuncerà il Parlamento con le risoluzioni previste per fine mese e da cui ha detto di voler partire questo stesso governo, prima nelle parole in Parlamento del premier Draghi, poi in quelle del ministro dell’Economia, Daniele Franco, in audizione lunedì scorso.

Le schede inviate al Parlamento delineano, trai punti-chiave, questa dotazione per gli investimenti nel digitale: 11,75 per digitalizzazione e innovazione della Pubblica Amministrazione (di cui 6,14 per progetti nuovi); 25,75 per l’innovazione del sistema produttivo (di cui 21,55 nuovi). Vengono catalogati come spese per la digitalizzazione anche gli 8 miliardi per turismo e cultura (di cui 7,7 nuovi). Il ministro per l’Innovazione tecnologica Colao ha già espresso l’intenzione di aumentare la dote, probabilmente per la banda ultralarga. Emergono alcuni dettagli sugli obiettivi che i tecnici del precedente esecutivo avevano fissato. Con il piano degli incentivi fiscali Transizione 4.0, gestito dal ministero dello Sviluppo, entro il 2026 si punta a 60mila imprese all’anno che acquistano beni strumentali digitali (+20% rispetto a oggi). Un’ulteriore stima riguarda l’impatto dei 750 milioni annui che il governo Conte intendeva riservare alla microelettronica: un intervento che per i tecnici del governo può generare investimenti nella catene di forniture dell’industria hi-tech per oltre 1,8 miliardi di euro. Per le connessioni veloci alla rete internet, il documento del precedente esecutivo indica un impegno di 3,3 miliardi di cui 2,2 per progetti nuovi. Con le risorse del Recovery Fund, si legge, si potrebbero coprire con velocità di 1 gigabit/secondo 2,6 milioni di unità abitative, cioè il 30% di quelle ancora in «digital divide».

Per le imprese ci sono interventi anche all’interno del capitolo riservato all’istruzione e alla ricerca. Un miliardo ad esempio, nel piano del governo Conte, è riservato ai grandi progetti di interesse comune europeo (Ipcei). Le schede confermano poi l’obiettivo di finanziare sette centri di ricerca avanzata a livello nazionale e un ecosistema dell’innovazione per ogni regione.


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