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I progetti di Colao per il Recovery Plan: più risorse per il digitale. Sperimentazioni senza vincoli
Il ministro per l’Innovazione e la Transizione Digitale fissa cinque priorità: chiudere il divario sulla banda larga, cloud per la PA, assistenza sanitaria in remoto, Its e lauree Stem, fondi per la cybersecurity

di CARMINE FOTINA (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Alla prima uscita ufficiale il ministro per l’Innovazione e la transizione digitale, Vittorio Colao, già delinea alcuni punti fermi del suo lavoro sul Recovery Plan, declinati in cinque priorità: banda larga, Pubblica Amministrazione, sanità, istruzione e ricerca, cybersecurity. Dopo i vari incontri e gli approfondimenti fatti in queste settimane, Colao spiega che si stanno rivedendo i piani e «forse dovremo spendere di più di quello che è stato previsto fino ad oggi». Al momento la versione del piano passata dal governo Conte a quello Draghi assegna alla digitalizzazione della Pa e del sistema produttivo 27,7 miliardi per nuovi progetti, di cui solo 2,2 per le connessioni internet ad alta velocità.

Per la banda ultralarga, aggiunge il ministro intervenendo a un evento online organizzato dall’Alleanza per lo sviluppo sostenibile, l’attenzione deve andare soprattutto a coprire il ritardo delle reti di accesso: «Non andiamo bene, stiamo lasciando indietro parti del paese e il lavoro da remoto rischia di allargare questo divario. È inaccettabile che in alcune aree ci sia il 90% di scuole connesse, in altre il 60%. Leggevo ieri di una ricerca che dice che il differenziale nell’apprendimento inizia a essere molto visibile dopo 8-12 settimane. Non possiamo permetterci addirittura anni di ritardo». Bisogna «fare, realizzare» ripete l’ex Ceo di Vodafone. Vale anche per la sanità, per ridurre anche qui divari «inaccettabili» nell’assistenza in modalità remota e nel Fascicolo sanitario elettronico implementato in modo disomogeneo. Per la pubblica amministrazione vengono indicati come obiettivi l’impiego dei big data per misurare l’efficacia delle policy e l’unificazione delle piattaforme, facendo capire che è sotto osservazione la parte del Recovery Plan che riguarda il cloud per la gestione dei dati («dove qualcuno degli altri grandi Paesi europei è più avanti di noi») e tutto il sistema della certificazione digitale. «Qui con la carta d’identità elettronica, con Spid e il sistema Pago Pa abbiamo già una buona base ma non possiamo permetterci che riguardi solo il 20-30% degli italiani». Proprio in questi giorni il ministero per l’Innovazione e la transizione digitale ha pubblicato sul sito un avviso per individuare un Head of digital identity (compenso fino a 90mila euro) che dovrà coordinare le azioni per la crescita del sistema pubblico di identità digitale nel settore pubblico e privato.

La quarta area prioritaria, istruzione e ricerca, dovrà produrre una visibile crescita delle competenze universitarie nelle aree Stem (scienze, tecnologie, ingegneria, matematica), un potenziamento degli Istituti tecnici superiori e dei dottorati e un tessuto di «centri di ricerca su aree avanzate che siano però anche connessi ad hub di innovazione tra pubblico, privato e accademia». Il quinto asse, la cybersecurity, richiede «più risorse a favore di chi protegge i cittadini, non solo lo Stato, ad esempio analizzando meglio lo sviluppo dei software». Cinque priorità che sono legate a una visione proiettata ai prossimi dieci anni, tiene a precisare il ministro. «Dopo una carriera in cui ho avuto il mercato, gli azionisti, il consiglio di amministrazione come riferimento ora lo sono i giovani, la generazione che nel 2030 dovrà vedere i benefici di quello che facciamo in termini di inclusione, opportunità, pienezza della cittadinanza». Sull’innovazione, è la tesi, l’Italia non parte da una situazione compromessa. «Perché la nostra capacità di fare rete è buona, mentre non siamo forti nella velocità di mettere a frutto velocemente le innovazioni per un ambiente regolatorio fatto di norme e limiti che ostacolano non le idee ma la loro trasformazione e la loro sperimentazione». A questo proposito Colao cita come esempio positivo l’iniziativa di chi lo ha preceduto, Paola Pisano, sulla «sandbox», cioè un terreno deregolamentato che consente di sperimentare innovazioni senza vincoli. Per implementare la norma c’è un confronto in corso proprio tra il ministro per l’Innovazione ed altri ministeri.


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