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Più contagi, verso la terza ondata, l’intera Italia a rischio zona rossa
Come cambia la gestione delle pandemia? Il virus corre e cresce la paura per le varianti, per Lombardia, Emilia e Campania possibile chiusura

di MARZIO BARTOLONI e BARBARA FIAMMIFERI (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Il D.P.C.M. firmato martedì da Mario Draghi rischia di entrare in vigore (sabato) già vecchio. Tanto che già ora non si escludono ulteriori strette. La variante inglese ha ormai preso il sopravvento e i contagi ma soprattutto i ricoveri, a partire dalle terapie intensive, crescono in modo preoccupante. In più di metà Italia è già stata superata abbondantemente la soglia critica (si veda la tabella accanto) e almeno altre due Regioni – Piemonte e Puglia -lo faranno nei prossimi giorni. Ed è questo il dato più allarmante, quello che fa dire a Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova: «Siamo entrati nella terza ondata e temo che farà male». I dati sono infatti gli stessi di fine ottobre quando partì la seconda ondata. Ma allora in Italia non c’era la variante inglese che accresce del 40% la contagiosità.

Il presidente del Consiglio ne è pienamente consapevole. Per questo ha confermato la linea del rigore, che nelle prossime settimane potrebbe essere ulteriormente inasprita. Ma soprattutto Draghi continua a spingere sulle vaccinazioni, in Italia come in Europa. Ieri c’è stato un nuovo colloquio con Ursula Von der Leyen. Al centro del confronto con la presidente della Commissione Ue proprio il fronte vaccini che per il premier significa anzitutto velocizzare le approvazioni da parte dell’Ema ma forse anche prendere in considerazione altri farmaci. Nel frattempo il premier, che ieri ha incontrato il sottosgretario con delega ai Servizi, Franco Gabrielli, resta in contatto costante con la prima linea appena nominata, ovvero con il Capo della Protezione civile Fabrizio Curcio, e il commissario all’Emergenza, Paolo Figliuolo. Saranno loro domani, assieme ai ministri degli Affari regionali Mariastella Gelmini, e della Salute, Roberto Speranza a presentare alle Regioni il nuovo Piano vaccinale. Resta da capire se si andrà verso la somministrazione intanto delle dosi disponibili non garantendo quindi i richiami, su cui però nel Cts restano forti le perplessità, oppure si propenderà per mantenere la doppia dose confidando nel rispetto dei patti da parte di AstraZeneca e nell’arrivo di Johnson&Johnson. La Conferenza Stato-Regioni si svolgerà in contemporanea con la pubblicazione dei dati dell’ultimo bollettino settimanale dai quali emergerà un’italia sempre più rosso-arancione.

Lombardia, Emilia Romagna e Campania sono quelle che potrebbero entrare da lunedì nella fascia più a rischio raggiungendo in zona rossa Molise e Basilicata mentre Veneto, Lazio, Liguria e Puglia finirebbero in arancione assieme ad altre 8 Regioni. «Se questa crescita, avvenuta in 10-15 giorni, non trova un’accelerazione nella risposta, rischiamo di essere travolti», ha ammonito l’emiliano Stefano Bonaccini, secondo il quale le restrizioni previste dalla «zona arancione classica» non bastano più. La chiusura delle scuole, prevista dal nuovo Dpcm che entrarerà in vigore sabato, rientra proprio tra quelle misure in più che i Governatori possono utilizzare come per altro stanno già facendo.

Attilio Fontana, presidente della Lombardia, attende i nuovi dati del Cts: «Per il momento siamo in zona arancione con alcune evidenze di qualche difficoltà trasformate in zona arancione scuro», ha detto ieri con riferimento alla stretta decisa per una cinquantina di comuni tra cui Brescia, Como e Cremona. L’obiettivo principale resta creare una cintura di sicurezza attorno a Milano ma la trincea è molto fragile. Anche in Toscana si moltiplicano le restrizioni a partire dalla chiusura delle scuole come ha deciso anche il Piemonte. Ma anche questo presto potrebbe rivelarsi insufficiente se come sembra «tutta Italia, tranne la Sardegna, si stia avvicinando a passi lunghi verso la zona rossa», ha confermato l’ex capo della Protezione Civile e attuale consulente della Lombardia, Guido Bertolaso. I dati giornalieri gli danno ragione. Siamo quasi a 21mila nuovi contagi e 347 morti, esattamente come a fine ottobre, all’inizio della seconda ondata. Allora nel giro di 10 giorni si arrivò a 40mila contagi e 353 morti che il 3 dicembre toccarono il record di 993 decessi. Ma paradossalmente la situazione attuale è ancora peggiore. Le varianti infatti corrono più veloci del Covid originario ma soprattutto mentre all’inizio della seconda ondata venivamo dallo svuotamento estivo dei reparti Covid, oggi i letti e soprattutto le terapie intensive sono in parte già occupati.


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