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Gare più veloci e chiare le promesse di mister CONSIP
Intervista a Cristiano Cannarsa, appena confermato per tre anni alla guida della Centrale acquisti della Pubblica Amministrazione italiana

Tre anni già passati a cambiare volto alla CONSIP, la centrale acquisti della Pubblica Amministrazione, controllata dal Tesoro. Una pandemia che l’ha messa alla prova. Adesso, la sfida dei miliardi da spendere del Recovery Fund. Ne parliamo con Cristiano Cannarsa, appena confermato per tre anni alla guida.

Che cosa ha cambiato il Covid?
«A marzo la Protezione civile ci ha nominato soggetto attuatore. Abbiamo creato un team apposito. E accelerato molto: tre giorni dal bando all’aggiudicazione e contrattualizzazione».

Per quali beni?
«Di tutto: dalle mascherine alle apparecchiature, soprattutto ventilatori per terapie intensive e subintensive. Circa 4 mila installati ma anche collaudati».

Come avete stretto i tempi?
«Attraverso accordi quadro: abbiamo contrattualizzato tutti i partecipanti mettendoli in graduatoria, per disponibilità, tempi di consegna e in ultimo il prezzo. Un lavoro senza sosta».

Che adesso si è esaurito?
«La struttura del commissario straordinario è autonoma. Anche le nostre piattaforme vengono usate per gli acquisti legati all’emergenza, ad esempio fornendo i computer portatili per lo smart working della pubblica amministrazione».

Che cosa pensa dei poteri in deroga del Commissario?
«Che non sono un’anomalia: il fatto che sia una struttura di governo garantisce il rispetto della legalità».

Be’, non sempre, come testimoniano alcune inchieste in corso.
«Certo anche noi abbiamo denunciato delle aziende. Operando con procedimenti previsti dal Codice in caso di emergenza, il livello di controllo è stato posticipato rispetto alla fornitura».

Prima del Covid che risultati avevate raggiunto del piano 2017-20?
«Partirei dalla riformulazione della strategia di gara. Abbiamo imparato dal passato. Paradigma negativo è stata la gara del Facility Management4: ha segnato la fine di un’epoca caratterizzata da intese lesive della concorrenza, sanzionate dall’Antitrust, che ci hanno comportato un gran lavoro».

Che è stato smaltito?
«Nel 2017 ho ereditato otto gare critiche per dieci miliardi di euro di contratti bloccati, tutte fatte tra il 2014 e il 2016, lavoro tecnico-legale impegnativo: 102 lotti che ora sono stati quasi tutti sbloccati. Risultato raggiunto anche grazie all’Avvocatura dello Stato».

Quali costi ha prodotto?
«Il costo più grave è il ritardo nell’aggiudicazione delle gare. Ci ha aiutato ottenere finalmente il patrocinio dello Stato».

Come sono cambiate le gare?
«Il cambio di paradigma epocale è stata l’inversione della busta A, quella che contiene i requisiti amministrativi, in linea con la direttiva del 2014 recepita dal Codice degli Appalti. Ora come primo elemento di analisi c’è l’offerta tecnica, poi quella economica . E, una volta fatta la graduatoria, c’è la verifica dei requisiti, ma solo del primo della lista. Così si evita di analizzare quelli di tutti i partecipanti: per FM4 ci erano voluti nove mesi solo per verificare le 255 imprese».

Utile il Decreto Semplificazioni?
«Ci ha stimolato. Per ridurre i tempi abbiamo introdotto un controllo della calendarizzazione delle gare, eseguita da una specie di torre di controllo, che monitora l’attività delle commissioni di gara. La velocità è un obiettivo del prossimo triennio, visto che, come Paese, abbiamo l’esigenza di correre per mettere a terra anche contratti per i 209 miliardi del Recovery Fund. Serviranno competenze e trasparenza».

Oggi qual è il contributo al Pil degli acquisti Consip?
«I 16 miliardi di acquisti annui della pubblica amministrazione attraverso Consip valgono un punto di Pil».

Ma molta spesa della pubblica amministrazione sfugge.
«Quattro anni fa quei 16 miliardi erano la metà. Oggi abbiamo un terzo di penetrazione sulla spesa della pubblica amministrazione. Ci sono ancora amministrazioni che ancora non lo fanno completamente per merceologie in cui sarebbe obbligatorio passare da Consip: energia, carburanti, gas, pc, telefonia. Questo può generare l’elusione di un obbligo e, a volte, negoziazioni poco trasparenti».

E non ci sono sanzioni?
«È un sistema complesso».

Chi sfugge di più?
«Non c’è una prevalenza di enti centrali o locali. Tra i ministeri il livello è cresciuto significativamente. Poi ci sono settori non obbligatori, come quello dei farmaci, dove le nostre piattaforme digitali Mepa e Sdapa ospitano negoziazioni per circa 4 miliardi all’anno di farmaci, anche vaccini influenzali».

Riuscite a coinvolgere le piccole e medie imprese?
«Abbiamo più che raddoppiato il numero delle imprese: da 75 mila a 155 mila nel triennio, e c’è ancora spazio. Nel 2021 metteremo in esercizio la nuova piattaforma di procurement. La digitalizzazione porterà trasparenza, velocità e semplicità. Il prezzo poi lo farà il mercato».

Arriveremo a gare gestite con l’intelligenza artificiale?
«Ci stiamo lavorando: siamo apripista. Ma va rafforzata la cybersecurity».


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