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Pubblico impiego: oggi lo sciopero contro il rinnovo dei contratti
Nonostante i 6,7 miliardi a disposizione, alcuni sindacati contestano il calcolo degli incrementi. Cerchiamo di capire perchè

Al via oggi lo sciopero del pubblico impiego, in condizioni però sensibilmente diverse a quelle cui siamo abituati. Infatti, il 46% dei dipendenti non si recherebbe comunque in ufficio, in quanto svolge l’attività lavorativa in smart working, secondo il recente monitoraggio della Funzione Pubblica (le cui rilevazioni si fermano però a settembre); non bisogna tra l’altro dimenticare la chiusura delle scuole; alla luce di ciò, i numeri relativi all’adesione potrebbero risultare falsati. Come si legge sul Sole 24 Ore di questa mattina risulta poi “impossibile poi non menzionare la discussione che sta avendo luogo alla Camera in merito alle cifre previste dalla manovra e nello specifico la trattativa sull’aumento di 400 milioni per i contratti dei dipendenti pubblici, triennio 2019 -2021. Per la PA centrale, questo vorrebbe dire 3,7 miliardi in più a disposizione, per un ammontare complessivo stanziato a favore del pubblico impiego di 6,7 miliardi.

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La mancanza di unanimità

Non stupisce dunque che diverse tra le sigle sindacali si siano opposte a quanto indetto da CGIL, UIL e CISL. Anche buona parte del personale pubblico è apparsa scettica a riguardo, preferendo rimanere in attesa di quanto si deciderà circa la nuova gestione della prestazione lavorativa, specie in tema di implementazione del lavoro agile deciso dalla Funzione Pubblica. Appare critica la gestione del tema assunzioni, considerata la lentezza di Regioni e Enti territoriali nell’attuare le normative volte a favorire un ricambio all’interno degli uffici.

I dubbi dei sindacati

La reazione tecnica allegata al disegno di legge di bilancio evidenzierebbe addirittura un incremento medio pari a un valore di 108,95 euro; tuttavia i sindacati non hanno ritenuto tale stima veritiera: compresi nel calcolo sarebbero anche i fondi per l’”elemento perequativo”, ovvero l’importo aggiuntivo da comprendere nelle buste paga meno rilevanti, e quelli per la “vacanza contrattuale”, l’anticipazione dei benefici complessivi da attribuire all’atto del rinnovo contrattuale. L’aggiunta di queste voci, secondo i sindacati, comporterebbe un incremento nelle buste paga del 4%, da calcolare però tenendo conto dell’indice dei prezzi al consumo, che non supera la media dell’1,4%.


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