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Niente stop alla TARI: il paradosso sugli esercizi chiusi per Coronavirus
Dopo il 31 ottobre impossibile introdurre sconti sulla tariffa, necessaria una norma che consenta di decidere le deroghe in giunta

di PASQUALE MIRTO (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

I ristoranti, come molti altri esercizi commerciali, saranno costretti a pagare la TARI anche se chiusi o parzialmente chiusi dalle recenti restrizioni antipandemia.
La conclusione cozza con il noto principio del «chi inquina paga». Da settimane si sollecita il Governo per una norma: le occasioni ci sono state, ma la volontà no.
Ovviamente chi risponde in prima persona sono i sindaci. Tuttavia non è possibile ripetere le agevolazioni e riduzioni concesse nel primo lockdown, perché dovevano essere replicate entro il termine di approvazione del bilancio di previsione, scaduto al 31 ottobre.
Nessuna agevolazione o riduzione può essere disposta, quindi, per la Tari tributo o la Tari corrispettiva, anche se le risorse per coprire queste riduzioni ci sarebbero, potendosi far ricorso al fondo per l’esercizio delle funzioni comunali previsto dai Dl 34/2020 e 104/2020.
Ovviamente, considerando che siamo ormai a dicembre, occorre anche derogare ai criteri ordinari di approvazione, permettendo alla giunta comunale di intervenire con riduzioni specifiche, riservate ai codici Ateco chiusi, o con attività ridotte, e rapportate ai giorni di chiusura, magari prevedendo per legge una percentuale massima di riduzione concedibile.


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