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Il Decreto Semplificazioni è "complicato": le norme attuative salgono da 39 a 64
Mentre sono previsti entro fine anno i D.P.C.M. con i commissari per le opere strategiche

di ANTONELLO CHERCHI e ANDREA MARINI (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

La Camera ha approvato ieri la fiducia posta dal governo sul decreto legge sulle Semplificazioni con 299 sì, 207 no e un astenuto. Il voto finale sul decreto è atteso questa mattina. Proprio a pochi giorni dalla sua scadenza (14 settembre) è arrivato al traguardo finale il pacchetto di misure pensato dal Governo per far ripartire gli investimenti pubblici. Il testo, tuttavia, durante il suo iter in Parlamento ha assunto le caratteristiche di un vero e proprio decreto omnibus con misure che vanno dal codice della strada all’università: gli articoli sono lievitati da 65 a 97. E con essi sono cresciuti anche i provvedimenti attuativi che dovranno essere varati nei prossimi giorni affinché il testo dispieghi a pieno i suoi effetti: erano 39 nella versione uscita dal Consiglio dei ministri e presentata al Senato il 16 luglio; ora sono diventati 64 dopo il passaggio finale a Montecitorio che ha ratificato le modifiche di Palazzo Madama. In pratica, un provvedimento attuativo ogni 1,5 articoli, a dispetto dell’obiettivo di semplificazione contenuto nel titolo del decreto.
Se il buongiorno si vede dal mattino, è anche la stessa tecnica di scrittura del decreto legge (e della legge di conversione) a tradire i dichiarati intenti anti-burocrazia: articoli diventati ancora più lunghi nel corso dell’iter parlamentare, con faticosi rimandi a normative precedenti. Sotto questo punto di vista, niente di nuovo sotto il sole.

Per quanto riguarda l’impatto del decreto legge, ci sono misure già entrate in vigore il 17 luglio, il giorno successivo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto. Basti pensare alle procedure snelle e più rapide per gli investimenti e gli appalti pubblici. Come pure le modifiche all’abuso d’ufficio, attribuendo rilevanza solo alla violazione da parte del pubblico ufficiale di specifiche regole di condotta previste dalla legge. Oppure la riforma del danno erariale (il dolo va riferito all’evento dannoso in chiave penalistica e non in chiave civilistica).
A dispetto della celerità di alcune novità, per altre la piena operatività si affida ai decreti attuativi: per essere tradotte in pratica hanno bisogno di almeno un altro passaggio legislativo. Basti pensare ai Dpcm che dovranno vedere la luce entro fine 2020 con l’individuazione delle infrastrutture complesse, critiche e/o strategiche per cui andranno nominati i commissari che dovranno accelerare l’iter di completamento.

C’è poi tutta la partita dell’attuazione del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec), un altro appesantimento della “burocrazia verde” che rischia di rallentare i progetti governativi in materia. Entro il 14 novembre di quest’anno sono attesi i Dpcm con i progetti e le opere necessarie per dare attuazione al piano. Entro il 29 settembre, poi, dovrà vedere la luce il decreto del ministero dell’Ambiente di nomina dei componenti della Commissione tecnica Pniec per lo svolgimento delle procedure di valutazione ambientale di competenza statale dei progetti.
Il nuovo carico di 64 decreti attuativi del decreto Semplificazioni va ad aggiungersi allo stock dei provvedimenti applicativi portati in dote dagli altri interventi dell’attuale Governo. Solo per rimanere alle riforme di carattere economico, sono circa 300 le misure secondarie da far arrivare al traguardo, alle quali aggiungere un altro centinaio prodotto dalle riforme del primo Esecutivo Conte e altrettante dai Governi Renzi e Gentiloni. E per molti di questi interventi il tempo è già scaduto.
C’è poi da considerare il Decreto legge Agosto, attualmente in corso di conversione al Senato, il cui fardello di 53 decreti attuativi sarà certamente destinato, come sempre accade, ad accrescersi nel corso dell’iter parlamentare.


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