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Decreto Agosto, parte la corsa al restyling da 300 milioni
L'aula del Senato comincia l'esame per la conversione: allo studio modifiche su turismo e aiuti alle imprese Dubbi dai tecnici del Senato Non prima della seconda settimana di settembre la stretta sui correttivi da apportare al testo

di MARCO ROGARI (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Sarà una marcia lenta quello della manovra estiva al Senato. E, in qualche modo, influenzato dall’esito di altre partite in Parlamento e nella maggioranza, in primis sul Dl semplificazioni e sul Recovery plan. Ma a Palazzo Madama le forze politiche stanno già scaldando i motori per rivisitare in più punti il Decreto Agosto, che oggi muove i primi passi in commissione Bilancio. Anche perché per il restyling sono disponibili quasi 300 milioni, appostati all’interno dell’impalcatura contabile dello stesso provvedimento, incluso un minimo di “elastico”. Naturalmente il tetto dei 25 miliardi di deficit fissato dal Governo per coprire il Dl non potrà in nessun modo essere sfondato.

Per vedere prendere forma le proposte di modifica dei gruppi parlamentari, a partire da quelli che sostengono il “Conte 2”, occorrerà attendere la seconda settimana di settembre, ma alcuni capitoli del testo “omnibus” da correggere sono stati di fatto già individuati: turismo, ristorazione e aiuti alle imprese. La navigazione parlamentare del Dl si annuncia tutt’altro che tranquilla. E non solo perché alla stretta sulle modifiche si dovrà arrivare nella seconda metà di settembre quando il governo sarà già alle prese, oltre che con il nodo Mes, con il perfezionamento della Nota di aggiornamento al Def, sulla quale dovrà essere costruita la legge di bilancio da varare a ottobre, e con la definizione del Recovery plan. Il rischio di un assalto alla diligenza a suon di correttivi, che ha accomunato un po’ tutti i principali decreti del filone Covid. Già ieri l’opposizione, con Forza italia in testa è partita all’attacco, chiedendo a tutti i gruppi parlamentari di appoggiare gli emendamenti che saranno presentati per dare sostegno a Verona, Padova e le altre aree del Veneto colpite dal recente nubifragio.

Per l’eventuale battaglia sul restyling del decreto (da convertire in legge entro metà ottobre) occorrerà comunque attendere ancora diversi giorni. Prima la commissione Bilancio dovrà stilare la tabella di marcia dei lavori e, soprattutto, dare il via al consueto ciclo di audizioni che precederanno l’esame vero e proprio del testo. Alcune perplessità sono state già espresse dai tecnici di Palazzo Madama. Nel dossier illustrativo dei contenuti del decreto, gli esperti del Servizio studi e del Servizio bilancio chiedono al Governo di valutare la necessità di precisazioni e chiarimenti su più aspetti del testo. A cominciare dalle misure sul lavoro e sul prolungamento della Cig, in particolare.

Nel dossier si afferma che «la scelta di ipotizzare il ricorso generalizzato da parte di tutte le imprese considerate (al netto del 10% che ricorre allo sgravio dei contributi) a tutte le 18 settimane concesse con il presente articolo appare ispirata a criteri di estrema prudenzialità». Non solo: secondo i tecnici di Palazzo Madama nella quantificazione dei costi della Cassa integrazione «andrebbe anche valutata la possibilità che imprese estranee alla platea considerata ma interessate a procedere a licenziamenti per esigenze diverse da quelle determinate» dall’emergenza Coronavirus «si trovino indotte, nel frattempo, a scegliere lo strumento proposto (18 settimane di cassa integrazione)» anche pensando di avere la facoltà di ridurre l’organico una volta esaurita la Cig. Un’eventualità che se si materializzasse produrrebbe, sempre sulla base del dossier del Senato, un ampliamento della platea delle imprese che ricorrono alla cassa integrazione, con conseguente aumento anche dei « relativi oneri».

In attesa del tradizionale approfondimento dei tecnici del Servizio Bilancio, non manca un’annotazione dei tecnici di Palazzo Madama sull’innalzamento «del limite» della cassa integrazione a 13 settimane per le associazioni sportive di Lombardia, veneto ed Emilia Romagna. Un’innalzamento che «ha chiari effetti espansivi dell’onere» e che determina «il rischio dell’esaurimento delle risorse senza che siano state soddisfatte tutte le richieste».


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