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Il sindaco beffa il prefetto e accende l'autovelox fuori orario
Quando i Comuni cercano soluzioni "creative" per rimpinguare gli incassi delle multe

Dal Sole 24 Ore – In collaborazione con Mimesi s.r.l.
Se pensate che andare a 200 all’ora dove il limite di velocità è 90 sia punito con una multa salata e faccia restare appiedati per molto tempo, siete fuori strada. Perlomeno se passate da (omissis), paese del Foggiano dove la statale 16 Adriatica è una superstrada piuttosto moderna e dritta e da qualche anno il Comune cerca soluzioni “creative” per rimpinguare gli incassi delle multe. Forse oggi il caso di Cerignola è l’esempio più evidente del cortocircuito innescato in molte parti d’Italia da norme stradali scritte un po’ per aumentare la sicurezza, un po’ per evitare abusi repressivi e un altro po’ per strizzare l’occhio agli indisciplinati (che votano anche loro e sono molti).
Capita così che i prefetti debbano mediare fra tutto questo e prendere decisioni come fissare un calendario per l’impiego degli autovelox da parte dei Comuni nel cui territorio c’è una strada sufficientemente veloce e trafficata per giustificare un “investimento” nel controllo della velocità. Uno dei primi casi fu sulla superstrada Firenze-Pisa-Livorno, dove si potevano vedere pattuglie di vigili in sequenza. Poi toccò ai prefetti di Forlì per la E45 e di Matera per la Jonica. E così via un po’ dappertutto (il coordinamento prefettizio dei controlli è ormai previsto dalle direttive ministeriali), fino al caso-(omissis)
Qui il Comune, già reduce da polemiche perché usava le immagini della videosorveglianza per multare chi era in divieto di sosta, ha da poco rinnovato le sue due coppie di postazioni fisse (una in direzione nord e una in sud) sulla statale 16. Chi la percorre si ritrova in una ventina di chilometri due autovelox di (omissis) e uno di Stornara. Fino a non molto tempo fa ce n’era anche uno di Orta Nova. Con tutto questo apparato da far funzionare a turno, finisce che le ore in cui ciascuna postazione può restare accesa diventano pochine.
Di qui l’idea della Polizia locale di (omissis): lasciare sempre acceso, curandosi solo di tramutare le infrazioni rilevate “fuori orario” da eccesso di velocità (articolo 142 del Codice della strada) a velocità non commisurata (articolo 141). Sì, perché i turni riguardano l’eccesso di velocità, che viene rilevato con autovelox e simili.
L’articolo 141, invece, si applica quando non si ha un misuratore e ci si deve rimettere all’occhio dell’agente o al fatto che un veicolo sia uscito di strada.
Il problema è che la legge 120/2010, nell’ampliare l’elenco delle violazioni accertabili con apparecchi automatici non presidiati da agenti, vi ha inserito pure l’articolo 141, che concettualmente non richiede un apparecchio (se ci fosse, si potrebbe accertare direttamente l’eccesso di velocità, come all’epoca più di un tecnico cercò di far capire).
A (omissis) hanno sfruttato questo errore concettuale per tenere accesi gli autovelox anche quando non potrebbero. Creando situazioni paradossali: l’articolo 142 prevede sanzioni proporzionali all’eccesso di velocità rilevato (solo 42 euro entro i 10 km/h, che aumentano via via fino al caso del superamento del limite per oltre 60 km/h, che costa 847 euro con sospensione patente da sei a 12 mesi e decurtazione di 10 punti). La velocità non commisurata, invece, costa solo 87 euro. Anche a chi va a 200. Al limite, se l’infrazione viene commessa di notte, scatta l’aggravio del 30% e si arriva a 116 euro. Non è un caso teorico: a (omissis) è successo davvero.
Resta da chiedersi se la situazione degli incidenti su quel tratto sia tale da giustificare tante postazioni autovelox. I dati pubblicati dalla Prefettura di Foggia non sono chiarissimi, ma fanno presumere di no. E l’esperienza degli addetti ai lavori che conoscono la zona lo conferma.

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