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Nei Comuni capoluogo di provincia digitalizzazione diffusa ma open data da sviluppare
L'indagine di Forum PA si basa su un campione di 109 Comuni capoluogo che hanno dovuto rispondere a una griglia di autovalutazione per la verifica del livello di digitalizzazione raggiunto nel tempo

di ANDREA ALBERTO MORAMARCO (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

La digitalizzazione non è più prerogativa esclusiva delle grandi città maè diffusa anche nei piccoli centri, e in tutto il territorio nazionale da Nord a Sud senza grandi differenze. Gli open data sono però da sviluppare. Sono questi i risultati raggiunti dall’«Indagine sulla maturità digitale dei Comuni capoluogo», presentata oggi in occasione di ForumPa 2020, condotta con l’obiettivo di misurare lo stato di avanzamento della Pubblica amministrazione italiana nel percorso di innovazione digitale. L’indagine si basa su un campione di 109 Comuni capoluogo, i quali hanno dovuto rispondere a una griglia di auto valutazione per la verifica del livello di digitalizzazione raggiunto nel tempo.
Tre sono, in sintesi, gli indici per valutare il grado di maturità digitale delle città italiane: Digital public services, che misura il livello di disponibilità online dei principali servizi al cittadino e alle imprese erogati; Digital Pa, che misura il livello di integrazione dei Comuni rispetto alle principali piattaforme abilitanti (Spid, PagoPa); Digital Openness, che misura il livello di apertura dell’amministrazione comunale in termini di numerosità e qualità dei dati aperti rilasciati e il livello di comunicazione con la cittadinanza attraverso i principali canali social.

Digitalizzazione omogenea tra Nord e Sud
La sintesi dei risultati conseguiti nelle tre diverse categorie Digital è rappresentata poi dal Ca.Re. (Cambiamento realizzato) che misura il percorso di digitalizzazione raggiunto dai Comuni. Immaginando il percorso come una gara di velocità, l’indagine individua tre step: blocchi di partenza, stacco e spinta, a conferma della possibilità rapida di passaggio al livello successivo. Il risultato è stato un sostanziale equilibrio con 37 Comuni nella fase «blocchi di partenza», altrettanti nella fase «stacco» e 35 nella fase «spinta». Tra gli enti più virtuosi vi è rappresentata tutta l’Italia, da Bari a Bergamo, da Livorno a Napoli, da Trento a Matera, da Milano a Bologna. Certo sono il Nord e, in particolare le grandi città, ad ottenere in proporzione la migliore performance, ma ottimo è il risultato delle realtà medie e medio-grandi del Centro e del Sud Italia, a dimostrazione del fatto che la collocazione geografica e la dimensione demografica non impediscono di raggiungere traguardi importanti se vi è la presenza di soggetti proattivi all’interno delle amministrazioni.

Open data e utilizzo dei social
Dall’indagine emerge, tuttavia, un numero non troppo elevato di dati in formato aperto relativi all’attività dell’amministrazione, a testimonianza del fatto che manca una vera e propria «cultura del dato» capace di far diventare l’utilizzo dell’open data quale elemento fondamentale della digitalizzazione dei Comuni. Secondo l’indagine, inoltre, il livello di apertura non può prescindere dalla capacità della amministrazioni di comunicare con i cittadini con i canali social più diffusi. Tra gli strumenti per informare la collettività e interagire con la cittadinanza vince Facebook (da 95 enti), seguito da Youtube (93 enti) e Twitter (85 enti). Fuori dal podio per un soffio Linkedin (84 enti), mentre più distanti appaiono Instagram (67 enti) e più ancora Telegram (45 enti).
Secondo Fabio Meloni – Amministratore Delegato di Dedagroup Public Services (società impegnata nella costruzione delle nuove infrastrutture pubbliche digitali del paese) – l’indagine, giunta alla seconda edizione, «evidenzia quanto oggi il percorso di digitalizzazione sia all’effettiva portata di tutti i Comuni, grandi e piccoli, indipendentemente dalle risorse finanziarie a disposizione grazie alla strategia nazionale sulla PA digitale e agli strumenti da essa derivati». Gianni Dominici – Direttore Generale di Forum PA – sottolinea invece l’importanza del “fare rete” con tra altre amministrazioni, e la «”cultura del dato”, un aspetto su cui si deve lavorare ancora molto, visto che anche i Comuni più maturi risultano indietro sia dal punto di vista della quantità che della qualità di dataset rilasciati in formato aperto».


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