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Fondi Ue, contro la crisi riprogrammati 10,4 miliardi
Riprogrammazione dei fondi strutturali europei per impiegarli nel 2020 a supporto dell’emergenza economica post Coronavirus: le Regioni utilizzeranno queste somme per cinque gruppi di misure

di CARMINE FOTINA (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

La riprogrammazione dei fondi strutturali europei per impiegarli nel 2020 a supporto dell’emergenza economica raggiunge quota 10,4 miliardi, di cui 5,4 miliardi provenienti dai dicasteri e 5 miliardi dalle Regioni. L’operazione, coordinata dal ministero del Sud guidato da Giuseppe Provenzano, si allinea sostanzialmente all’obiettivo fissato a marzo per l’Italia dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. È andato oltre le aspettative il contributo dei ministeri, ma al contrario è stato inferiore alle previsioni quello regionale. Con la riprogrammazione vengono definanziati in via temporanea alcuni progetti più lenti, con un meccanismo di garanzia che assicura il mantenimento del vincolo territoriale e la ricostituzione con le risorse della prossima programmazione comunitaria 2021-2027. Anche il piano per la banda ultralarga nelle “aree grigie” rientra tra i programmi momentaneamente penalizzati.

In gran parte i fondi riprogrammati vanno a sostituire coperture anticipate dallo Stato per interventi già varati. Ecco le somme più cospicue relative ai Programmi operativi nazionali gestiti dai ministeri: 1,48 miliardi del Pon imprese e competitività (di cui 1 miliardo di fondi europei e il resto di cofinanziamento nazionale) vanno al Fondo di garanzia Pmi; 731 milioni del Pon scuola (382 da fondi europei) alla formazione docenti per didattica a distanza, computer per studenti, buoni libro, adeguamento edifici; 653 milioni (447 da fondi europei) del Pon città metropolitane saranno utilizzati per buoni alimentari, interventi nel sociale, strumentazione sanitaria, sharing mobility; 593 milioni (445 da fondi europei) del Pon governance per spese per il personale medico e per strumentazione sanitaria.
Per quanto riguarda le Regioni la ricognizione elaborata per Palazzo Chigi dal ministero insieme al Dipartimento delle politiche di coesione e all’Agenzia per la coesione territoriale segnala gli accordi come già firmati ufficialmente o in via di definizione, con l’eccezione della Sicilia, l’amministrazione con la quale il dialogo è più indietro. In totale, è prevista una riprogrammazione di 2,94 miliardi per le regioni del Mezzogiorno e di 2,07 miliardi per quelle del Centro-Nord. Circa 3,6 miliardi a valere sul Fondo europeo di sviluppo regionale e 1,4 miliardi sul Fondo sociale europeo. Le operazioni più ingenti riguardano Campania e Puglia (750 milioni ciascuna), Lazio (646), Calabria (500). Più staccate Sicilia (per ora 400), Piemonte (350), Lombardia (330).

Le Regioni utilizzeranno queste somme per cinque gruppi di misure, che potranno essere rendicontate anche al 100% con contributo comunitario: spese di emergenza sanitaria, compresa l’assunzione di personale; istruzione e formazione; attività economiche ad esempio per rafforzare le sezioni regionali del Fondo di garanzia; lavoro (dal finanziamento di ammortizzatori sociali allo sviluppo del lavoro agile); interventi per il sociale ad esempio gli aiuti alimentari nei Comuni di medio-piccole dimensioni.
Nel documento inviato al premier, il ministro Provenzano considera l’insieme degli accordi un’opportunità per recuperare credibilità in sede europea nell’uso dei fondi della politica di coesione, troppo spesso negli anni scorsi oggetto di ritardi di spesa e di un uso sostitutivo e non aggiuntivo rispetto a risorse ordinarie. Non si tratta di una mera riprogrammazione, scrive il ministero, «ma di una fortissima accelerazione sella spesa», un segnale importante a Bruxelles anche in vista degli impegni sul piano “Next generation Ue”.


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