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Assistenti civici, arriva lo stop del Viminale alla proposta Boccia
Troppe le prese di distanza nella maggioranza e nel Governo dalla proposta per il reclutamento di 50mila assistenti volontari avanzata dal ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia e dal presidente dell’ANCI, Antonio Decaro per tenere a bada spiagge, parchi cittadini e strade

di BARBARA FIAMMIFERI e GIORGIO POGLIOTTI (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Alla fine si è arrivati alla convocazione dell’ennesimo vertice serale. Troppe le prese di distanza nella maggioranza, ma anche nel governo, dalla proposta per il reclutamento di 50mila assistenti volontari avanzata dal ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia e dal presidente dell’ANCI, Antonio Decaro per tenere a bada spiagge, parchi cittadini e strade della movida. Con un bando ad hoc della Protezione civile, sulla scia di quanto avvenuto nei mesi scorsi per medici e infermieri, sarebbero reclutati a titolo gratuito volontari, tra disoccupati, percettori di ammortizzatori sociali e di reddito di cittadinanza.

Il primo no è di Orfini
Il primo a sparare è l’ex presidente del Pd Matteo Orfini: «Non servono assistenti civici. Servono ministri che facciano i ministri e amministratori che facciano gli amministratori», tuona seguito a ruota da Matteo Renzi. «Sapere che vengono destinati quasi 5 milioni di euro per impiegare su base volontaria 60mila persone per due mesi, con un costo a persona di quasi 80 euro, mi fa solo temere che avremo una “milizia” di persone impreparate» scrive il ministro per le Politiche Agricole Teresa Bellanova. Subito dopo ecco il «no» M5s pronunciato da Vito Crimi e rilanciato da Stefano Buffagni («basta sparate, serve responsabilità e serietà») e da Gialnluca Castaldi.
Ma che la situazione stia diventando eplosiva appare chiaro quando dal Viminale arriva una nota in cui il ministero dell’Interno guidato da Luciana Lamorgese fa sapere di «non essere stato consultato» e in ogni caso avverte che eventuali decisioni non potranno comportare «compiti aggiuntivi per le prefetture e le forze di polizia». Il timore maggiore pè infatti quello di mandare dei dilettanti allo sbaraglio a fermare ragazzi che magari hanno bevuto qualche drink di troppo e non osservano le misure di sincurezza anti Covid. Poco dopo è la volta della ministra del Lavoro Nunzia Catalfo che dai microfoni di Sky rilancia le sue perplessità e annuncia l’imminente vertice che si sarebbe tenuto di lì a poco a Palazzo Chigi.

Pochi i difensori dell’iniziativa
Tra i pochi a difendere l’iniziativa il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano e il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini che riporta la posizione dei Comuni: «Non si tratta di sostituire le forze dell’ordine ma di avere assistenti che sostituiscano i volontari della protezione vivile tornati al lavoro».
Un coro di critiche arriva anche dall’opposizione. «Sessantamila guardiani usiamoli per delinquenti e spacciatori» attacca Matteo Salvini, mentre il numero 2 di Forza Italia Antonio Tajani bolla gli assistenti come «inutili». Pollice verso anche dall’ex ministro Carlo Calenda: «Proposta idiota e in ogni caso mettetici i navigator e formate quelli del reddito di cittadinanza».
A proposito: a più di 13 mesi dall’avvio del reddito di cittadinanza restano ancora in larga prevalenza scritti solo sulla carta i progetti utili alla collettività, i Puc, gestiti dai comuni per impegnare almeno 8 ore la settimana i percettori del reddito di cittadinanza in attività sociali (supporto domiciliare a anziani o disabili), artistico-culturali (supporto nelle mostre o musei), nella tutela dei beni comuni (manutenzione delle aree di gioco dei bambini nei parchi pubblici). Nonostante ben 994mila nuclei familiari, per oltre 2,5 milioni di persone, percepiscano mensilmente un assegno per il reddito di cittadinanza di importo medio di 555 euro il loro coinvolgimento in attività utili alla collettività resta un miraggio. Con le misure di condizionalità sospese per altri due mesi dal Dl Rilancio, avrebbero una grande disponibilità di tempo, almeno i 966mila beneficiari considerati “occupabili”. Di questi in 65mila hanno sottoscritto un contratto di lavoro, pari a circa il 20% dei beneficiari che hanno firmato un Patto di Servizio, il 6,6% di quelli avviati ai centri per l’impiego. Con le politiche attive del lavoro partite tardi e di fatto rimaste in stand by per l’emergenza Covid-19, a decollare finora è stato solo il reddito di cittadinanza come misura assistenziale.


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