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Lavoro, imprese, bonus: è legge il Decreto Rilancio da 55 miliardi
In Gazzetta Ufficiale il testo da 266 articoli, riavviata la macchina degli aiuti post Coronavirus: i contenuti del decreto legge n. 34/2020 in sintesi

Dopo l’ennesima giornata di corsa alla Ragioneria generale dello Stato, il Decreto Rilancio (decreto legge n. 34/2020) è arrivato ieri sera alla firma del Capo dello Stato e alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Si tratta nella versione finale  al bilancio pubblico costa 54,994 miliardi in termini di indebitamento, 68,339 di fabbisogno e 154,618 come saldo netto da finanziare.
Dopo una prima analisi pubblicata sulla Gazzetta degli Enti Locali di questa mattina, rendiamo disponibile di seguito, in collaborazione con Mimesi s.r.l., l’articolo di approfondimento pubblicato questa mattina sul Sole 24 Ore a firma di Gianni Trovati e Marco Rogari.

“L’entrata in vigore del provvedimento, ieri insieme alla pubblicazione in Gazzetta, chiude il periodo di limbo iniziato mercoledì sera, data a cui risale in consiglio dei ministri che lo ha approvato. E permette di riavviare la macchina degli aiuti: a partire dalla replica dei bonus da 600 euro che, ha detto ieri sera il ministro dell’Economia Gualtieri al Tg1, arriveranno «in due o tre giorni» sul conto corrente dei diretti interessati. I contributi a fondo perduto arriveranno invece a giugno in base al calendario ministeriale. Con il decreto in vigore, il numero 34 del 2020, si richiude anche la finestra per i licenziamenti: sospesi ora fino a metà agosto.

La lunga permanenza nelle stanze ministeriali si spiega con la difficoltà di far quadrare definitivamente i conti della più grande manovra della storia recente. Difficoltà testimoniata anche dal penultimo articolo del provvedimento, quello sulle «disposizioni finanziarie». Il maxidecreto, che fra le altre cose produce oltre 46 miliardi di spesa aggiuntiva per interessi da qui al 2031, oltre al nuovo debito autorizzato dal Parlamento fa incetta di tutte le risorse disponibili nelle mitologiche “pieghe del bilancio”. Alla bisogna viene chiamata la clausola della spesa che nell’ultima manovra di fine anno aveva bloccato un miliardo, e prosciuga il fondo da 3 miliardi messo in conto per il 2021 con l’obiettivo di premiare l’uso della moneta elettronica: una delle tante priorità dell’inverno scorso travolte dall’emergenza. Ma la manovra non si limita a raggranellare tutto il disponibile, perché guarda anche al futuro, fatto di aiuti europei. Per raccoglierli, il decreto crea due fondi paralleli, in attesa che prenda forma il pacchetto comunitario: uno destinato ai finanziamenti sotto forma di prestito, e l’altro per gli aiuti a fondo perduto.

A complicare i calcoli è stata soprattutto la corsa della spesa per gli ammortizzatori sociali, arrivati a 18,75 miliardi a cui si aggiungono 6,5 miliardi fra bonus autonomi (3,84 miliardi), reddito di emergenza (954 milioni) e altri interventi, e le novità degli ultimi giorni a partire dalla cancellazione della rata di giugno dell’Irap (3,952 miliardi). Nell’architettura finale, l’operazione «Patrimonio destinato» con cui Cdp dovrà intervenire nel rafforzamento delle imprese medio-grandi si attesta a 44 miliardi. Altri 4 vanno al fondo Pmi, quello per finanziare le ricapitalizzazioni pubblico-private per le imprese fra 10 e 50 milioni di fatturato. Per i più piccoli ci sono invece i contributi a fondo perduto. Anche loro trovano nel provvedimento la loro stazza finale: 6,19 miliardi, sempre in termini di saldo netto da finanziare. Il turismo, che senza dubbio primeggia fra le filiere colpite dalla crisi da Covid-19, trova poi gli 1,677 miliardi del «tax credit», cioè il bonus vacanze. Tra le conferme ci sono i 30 miliardi per finanziare le garanzie Sace sui prestiti e i 3,95 miliardi per alimentare il fondo di garanzia per i finanziamenti alle Pmi. Tradotto in cifre ufficiali anche l’obiettivo di sbloccare 12 miliardi di debiti commerciali della pubblica amministrazione territoriale. L’addio definitivo alle clausole Iva vale invece 19,8 miliardi sul 2021 e 26,8 miliardi sull’anno successivo.

Ma oltre ai grandi numeri, il testo finale propone anche una pioggia di novità di dettaglio. Alle scuole paritarie vanno 150 milioni. All’articolo 46 si incontra invece la norma «salva postini», in base alla quale «sono fatti salvi i comportamenti degli operatori postali per garantire la continuità del servizio e la tutela della salute pubblica». Come a dire che se una notifica non è arrivata o non è stata sottoscritta nel corso dello stato di emergenza, il postino non ha responsabilità. Nasce invece a Torino, nell’ambito del programma Green New Deal e del Piano Transizione 4.0, il «Centro nazionale per la ricerca, l’innovazione e il trasferimento tecnologico nel campo della mobilità e dell’automotive». Con una dotazione di 20 milioni il nuovo Centro dovrà favorire l’attività di ricerca tra imprese e altri centri di ricerca, per la sperimentazione di nuove forme di mobilità, compresa quella elettrica, la guida autonoma e ulteriori applicazioni dell’Intelligenza Artificiale. Nell’eterna corsa al posto fisso, presente in ogni manovra, si iscrive anche il Mef. Entro fine anno Mef dovrà avviare le procedure per l’assunzione di 56 funzionari da inquadrare in Area 3 F3 in vista della presidenza italiana del G20″.

* Dal Sole 24 Ore – In collaborazione con Mimesi s.r.l.


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