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Coronavirus: banda larga, si parte dalla scuola
Per uno dei piani pubblici più annunciati la ripartenza post epidemia forse rappresenta davvero l’ultima occasione: cambia lo schema di incentivi per le connessioni a banda ultralarga, con una rivisitazione dei fondi e ancora un nuovo cronoprogrogramma

di CARMINE FOTINA (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Per uno dei piani pubblici più annunciati – e con i ritardi più evidenti – la ripartenza post epidemia forse rappresenta davvero l’ultima occasione. Cambia lo schema di incentivi per le connessioni a banda ultralarga, con una rivisitazione dei fondi e ancora un nuovo cronoprogramma: di fronte alle difficoltà generate dall’epidemia, spiega il documento governativo, i voucher possono venire incontro alle esigenze di connettività (smart working, teledidattica, processi aziendali). Anche nei primi confronti tra il gruppo degli esperti guidati da Vittorio Colao e le associazioni imprenditoriali l’argomento della digitalizzazione si è conquistato la prima fila. Niente di particolarmente nuovo, in realtà, perché della necessità del salto tecnologico in Italia si parla da anni e perché il primo schema di incentivi risale al 2017. Nel frattempo i target di copertura del paese al 2020 sono stati ampiamente mancati, un processo di notifica avviato alla Commissione europea è stato lasciato scadere e tutto è ricominciato daccapo.

Il Cobul, il comitato interministeriale per la banda ultralarga, nella riunione di martedì ha rivisto scadenze e ripartizione di risorse dando priorità alla scuola. La vecchia base – un plafond di 1,3 miliardi – è stata innalzata a 1,5 miliardi sfruttando circa 240 milioni di risparmi relativi alle gare per l’infrastruttura nelle aree bianche gestite da Infratel, la società pubblica guidata da Marco Bellezza. La ripartizione ora prevede 607 milioni per le famiglie, 516 milioni per le imprese e 400,4 milioni per le scuole (nella precedente suddivisione prevedeva 535,7 milioni per ciascuna delle prime due voci e 199,8 milioni per i plessi scolastici). Per le famiglie, anche su proposta del sottosegretario al Mise Mirella Liuzzi, una quota sarà vincolata ai limiti dell’indice Isee: per chi è sotto i 20mila euro si prevedono voucher da 500 euro (200 per la connettività ad almeno 30 megabit/secondo e 300 per tablet o pc in comodato d’uso). Se svincolato dai limiti Isee, il contributo scenderà a 200 euro e sarà limitato alla connettività. Per le imprese 500 euro per connettività ad almeno 30 Mbps, con tutte le tecnologie, e 2mila euro fino a 1 gigabit al secondo in fibra ottica. Sarà però determinante capire quali criteri di assegnazione verranno definiti. Infatti la prima stima limita i potenziali beneficiari a 2,17 milioni di famiglie (di cui 573mila con la formula connettività+tablet) e a 450mila imprese. Di sicuro, saranno incentivate solo nuove attivazioni e salti di capacità (da meno di 30 a 30-100 Mbps e da 30-100 a salire fino a 1 gigabit).

Si parte dalla scuola, ma comunque con tempi abbastanza dilatati. Previsti a giugno i primi bandi di gara, con l’obiettivo di collegare 3mila plessi dei 32mila previsti entro il 2020 e i successivi fino al 2023. Per la prima fase, quella dei plessi da connettere in fibra, occorre comunque la notifica alla Commissione Ue con conseguente approvazione. E dei tempi della notifica standard bisogna tener conto anche per i voucher destinati a imprese e famiglie, con l’eccezione della parte vincolata ai limiti Isee per la quale basterà la procedura semplificata. A conti fatti, per quest’ultima categoria, il governo conta di partire con le erogazioni in estate ma negli altri casi si andrà verso l’ultimo trimestre dell’anno.

Un capitolo a sé riguarda le “aree grigie” del piano, quelle a più alta densità di aziende. Fin dal lancio del programma Industria 4.0 ci si chiedeva quanto fossero pronte alla svolta imprese localizzate in distretti industriali privi di un’adeguata offerta di mercato per la fibra ottica. Sono trascorsi quattro anni e il tema è ancora attuale, solo che fa molto più clamore se si invoca la digitalizzazione dell’economia come risposta alle pandemie moderne. Per gli 1,1 miliardi destinati alle “aree grigie” c’è però ancora da pazientare. Il Cobul ha preapprovato il progetto, entro giugno dovrà approvarlo in via definitiva, poi serviranno pre-notifica e notifica alla Ue ed entro l’anno si spera di poter assegnare il bando di gara.


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