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Coronavirus: verso la "fase 2", per le prime riaperture focus sul trasporto locale
Alcune anticipazioni sulle misure elaborate dalla task force per la "fase 2" nella relazione presentata ieri a Palazzo Chigi

di MARZIO BARTOLONI e BARBARA FIAMMERI (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Tutte le aziende del manifatturero, delle costruzioni e di una parte significativa dei servizi riapriranno i battenti dal 4 maggio. Ad essere coinvolti saranno 3,8 milioni di lavoratori. Di questi però quelli effettivi che torneranno al loro posto di lavoro saranno non più di 2,7 tenendo conto di chi rimarrà ancora in smart working e di chi – secondo quanto riporta la relazione del capo della task force Vittorio Colao presentata ieri a Palazzo Chigi – «per condizioni di età o mediche sarebbe meglio non coinvolgere in prima battuta». Ipotesi, quella del non coinvolgimento dei lavoratori dai 60 in su, che il premier Giuseppe Conte ha però immediatamente bocciato. Ma lo stesso premier nell’incontro con le parti sociali non ha escluso, che alcune aziende di rilevanza nazionale possano anticipare la riapertura e tornare in piena produzione da lunedì, prossimo 27 aprile. Si tratterebbe di quelle imprese già in possesso dei protocolli di sicurezza irrobustiti rispetto a quello base sottoscritto dai sindacati il 14 marzo, come hanno già fatto alcuni marchi a partire da Ferrari e Brembo. Stiamo parlando dei dispositivi di protezione per tutti i lavoratori (mascherine, guanti, igienizzanti ecc.) ma anche di un maggior distanziamento tra gli addetti, la rimodulazione degli spazi e anche dei turni di lavoro.

L’obiettivo è evitare ogni tipo di assembramento. E infatti particolare attenzione è stata dedicata ai trasporti locali e alle misure necessarie per evitare che si creino “picchi di flusso nei trasporti”. Secondo il Capo della task force di quei 2,7 milioni di lavoratori coinvolti dal 4 maggio meno del 15% dovrebbe ricorrere al trasporto pubblicoqueste imprese non sono tipicamente urbane, avrebbe spiegato il manager. La lista dei settori è stata decisa sulla base delle mappe Inail comprendendo quelle a basso o mediobasso rischio. Oltre a tutte le attività manifatturiere e alle costruzioni, ripartiranno le imprese che operano nell’estrazione dei minerali, nel settore immobiliare,dei noleggi e servizi di supporto alle imprese, il commercio all’ingrosso e non è da escludere che possano essere coinvolti anche i negozi al dettaglio fino alla ristorazione e ai servizi di alloggio (hotel). In generale ha spiegato Conte ci saranno altre misure “di allentamento sociale ma non di stravolgimento”. I cittadini potranno spostarsi all’interno del comune liberamente senza autocertificazione e (forse) verrà data la possibilità di raggiungere le seconde case se all’interno della stessa Regione.

Tutte le misure, ha anticipato Conte, verranno comunque rese note entro la settimana e si concretizzeranno in un nuovo D.P.C.M. Quella di ieri è stata dunque una giornata di svolta per il decollo della fase 2: dall’incontro mattutino con la maggioranza a quello serale con la cabina di regia preceduto dalla videoconferenza con le parti sociali alle quali Colao ha illustrato il lavoro della task force. “Siamo tutti consapevoli che questo lockdown non possiamo protrarlo per un lasso di tempo che rischia davvero di mettere in discussione il tessuto economico e sociale del Paese”, ha detto il premier garantendo però che tutto avverrà in “condizioni di massima sicurezza”. Saranno 3 i prerequisiti per le riaperture. Li ha indicati da Colao: curva dei contagi stabile o in miglioramento; una rete ospedaliera adeguata per reagire allo scoppio di nuovi focolai; disponibilità di mascherine e degli altri dispositivi che per questo primo step sono sufficienti. Ma tanto per le mascherine e i dispositivi di sicurezza quanto per un eventuale una seconda ondata di contagi sarà fondamentale un monitoraggio costante settimana per settimana. Qualora emergesse – ha detto Conte -in un determinato territorio la ripresa della diffusione del Covid scatterebbe l’allarme rosso: in particolare se il parametro R0 dovesse superare il valore di 1 (cioè per ogni positivo c’è un contagio mentre attualmente è a 0,7) oppure, altrettanto grave, se in quella zona non ci fossero sufficienti dispositivi di sicurezza. In questo caso si imporrebbero immediatamente nuove misure di lockdown “mirate”


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