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Coronavirus: il limbo della sospensione blocca le nuove assunzioni
Un percorso a ostacoli con effetti simili a un blocco delle assunzioni: questo sono diventate le procedure di reclutamento nella primavera del Coronavirus

di GIANLUCA BERTAGNA e DAVIDE D’ALFONSO (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Un percorso a ostacoli con effetti simili a un blocco delle assunzioni. Questo sono diventate le procedure di reclutamento nella primavera del Coronavirus. Il complicato momento storico ha prodotto una serie di confusi interventi normativi che impattano in modo pesantissimo sulla possibilità di assumere. Tutto ciò in una fase nella quale i pensionamenti non si fermano e il bisogno di turn-over preme sulle amministrazioni.

La dilazione dei termini
Prima questione: l’assenza di termini certi per i procedimenti. L’articolo 87, comma 5, del Dl 18/2020 ha sospeso per 60 giorni lo svolgimento delle procedure concorsuali. Chiarito dal Dl 22/2020 che il differimento riguarda le prove d’esame e non le pubblicazioni di nuovi bandi, resta il fatto che le procedure in corso, salvo quelle solo telematiche o curriculari, sono arenate fino a metà maggio. D’altra parte l’articolo 103 del decreto Cura Italia, integrato dagli effetti del Dl 23/2020, prevede la sospensione del computo dei termini ordinatori o perentori, propedeutici, endoprocedimentali, finali ed esecutivi, relativi allo svolgimento di procedimenti amministrativi su istanza di parte o d’ufficio dal 23 febbraio fino, ora, al 15 maggio. I bandi di concorso aperti al 23 febbraio o pubblicati da quella data vedono quindi congelati i 30 giorni canonici di pubblicazione, che riprendono (o iniziano) a decorrere dal 16 maggio.

Aspettando gli esuberi
Nei giorni scorsi il dipartimento della Funzione pubblica ha indicato, tra i procedimenti per i quali intende siano sospesi i termini, anche quello legato alla verifica degli esuberi ex articolo 34-bis del decreto legislativo 165/2001. I 45 giorni che gli enti debbono concedere al Dipartimento per effettuare le sue verifiche sono attualmente bloccati, anch’essi, fino al 15 maggio compreso. Sembrava porre rimedio a questo ulteriore problema un emendamento alla legge di conversione del Dl 18/2020 finalizzato a sottrarre all’azione dilatoria dell’articolo 103 le procedure improntate al meccanismo del «silenzio-assenso», ma all’ultimo momento il correttivo è stato escluso dal maxiemendamento al Senato.

Il Dpcm assunzioni
E pensare che questo periodo avrebbe dovuto essere il momento culminante per partire con le maggiori assunzioni promesse dall’articolo 33, comma 2, del decreto legge 34/2019. Il Dpcm attuativo era atteso, secondo quanto annunciato in Conferenza Stato-Città, proprio per oggi, 20 aprile. La bozza è conosciuta fin da metà dicembre e nel frattempo il decreto Crescita ha subito ben due ritocchi, prima con la legge di bilancio e poi con la conversione del Milleproroghe. In questa attesa rimangono valide le regole classiche: contenimento delle spese di personale, turn-over generalizzato per i Comuni al 100%, limiti sulla spesa per lavoro flessibile.

L’esercizio provvisorio
Buon’ultima, ciliegina sulla torta, la condizione di esercizio provvisorio, che ancora riguarda tanti Comuni. L’abbondante proroga concessa dal ministero per l’approvazione del bilancio di previsione, con termine spostato al 31 luglio dall’ennesimo emendamento al «Cura Italia», ha consentito qualche esitazione di troppo, e molte amministrazioni debbono tuttora chiudere la partita. In questa fase anomala, come chiarito dalla Corte dei Conti della Campania con delibera 28/2020, è possibile assumere solo con grande prudenza e nel limite dei dodicesimi, come disposto dall’articolo 163, comma 5, del Tuel. Un ostacolo in più, per chi si trova in questa condizione.


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