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Coronavirus: tariffe TARI al 30 giugno e sei mesi in più per gli investimenti green dei Comuni
L'entrata in vigore del Decreto "Cura Italia" permette di far partire subito una serie di misure, dai finanziamenti extra alla sanità fino alla copertura normativa della regola dello smart working nella pubblica amministrazione

di MARCO MOBILI e GIANNI TROVATI (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Dopo un’altra giornata di spola tra ministero dell’Economia, Palazzo Chigi e i tanti ministeri coinvolti il decreto Cura Italia con gli interventi contro le ricadute economiche della crisi sanitaria riesce finalmente ad approdare in Gazzetta Ufficiale, carico di 126 articoli (Dl n. 17). Tra le novità dell’ultima ora viene definita la proroga degli sfratti, abitativi e non, fino al 30 giugno. Slitta a fine giugno anche il termine per l’approvazione delle tariffe Tari. Si allungano anche i termini per lo scioglimento dei comuni e per la gestione delle crisi finanziarie locali. Si estende ad ampio raggio la detenzione domiciliare alternativa al carcere, si allungano al 30 giugno le licenze per i detenuti in semi libertà, arrivano nuovi fondi (6,2 milioni) per la polizia penitenziaria. I comuni avranno sei mesi in più per avviare gli interventi di efficientamento energetico finanziato con 500 milioni dall’ultima manovra. Il testo finale,inoltre, chiarisce esplicitamente che l’una tantum da 600 euro istituita come reddito di ultima istanza è rivolta anche ai professionisti iscritti agli ordini.

Tra i nuovi interventi messi in campo per sostenere le imprese esportatrici arriva la sospensione per tutto il 2020 delle rate di restituzione dei prestiti legati al Fondo per l’export istituito con la legge del 1981. Slitta ufficialmente all’autunno il referendum confermativo per la riduzione del numero dei parlamentari, mentre sul fronte della Giustizia si conferma la sospensione fino al 15 aprile delle ricorsi in commissione tributaria provinciale. La Corte dei conti, invece, viaggerà a ritmi ridotti fino al 30 giugno. Sul fronte dello stop ai versamenti tra le filiere più colpite che potranno beneficiare della sospensione fino al 31 maggio rientrano anche i trasporti di ogni tipo e le onlus.

L’entrata in vigore del provvedimento permette di far partire subito una serie di misure, dai finanziamenti extra alla sanità fino alla copertura normativa della regola dello Smart working nella pubblica amministrazione. Ma per altri aspetti mette le basi per una serie di interventi successivi. Il primo riguarda il blocco di una serie di mutui di regioni ed enti locali, con una norma che ferma le rate della quota capitale con l’obiettivo di liberare spesa corrente da destinare all’emergenza sul territorio. Il blocco già scritto nel provvedimento riguarda i mutui delle Regioni a Statuto ordinario e, in tutta Italia, i vecchi contratti sottoscritti dai Comuni fino al 2003 con il Mef e poi girati a Cassa depositi. La mossa, che esclude le Regioni a Statuto speciale per una ragione di copertura (generato soprattutto dal maxi indebitamento siciliano) libera subito 700 milioni di euro che presidenti di Regione e sindaci potranno utilizzare per tutti gli interventi che giudicheranno utili a contenere l’emergenza.

Tra le Regioni, poi, potranno scattare forme di solidarietà per concentrare le risorse liberate nei territori più colpiti. La norma dovrebbe però rappresentare solo la prima mossa di un intervento più ampio, in una partita complessiva che può muovere fino a tre miliardi di euro (Sole 24 Ore di domenica). Perché in gioco possono entrare anche i mutui più recenti dei Comuni, sottoscritti con Cdp. Del tema si parlerà a stretto giro in un confronto fra la Cassa, già impegnata su più fronti, il governo e gli amministratori locali. La prima boa operativa è prevista a giugno. In ogni caso, sempre per l’emergenza gli enti locali potranno utilizzare anche la quota libera dell’avanzo di amministrazione, da conteggiare nei rendiconti 2019 la cui chiusura è rinviata dal decreto a fine maggio. Da definire sono poi anche le modalità di erogazione dell’una tantum da 600 euro per i professionisti iscritti agli ordini. E già in queste ore parte un confronto tecnico con l’Adepp, l’associazione che riunisce le Casse dei professionisti, per definire gli snodi tecnici dell’attuazione della misura.


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