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Ospedali, privati, caserme per 13mila posti: il piano di Governo e Regioni
Governo e Regioni si preparano a una possibile escalation di casi di contagio da Coronavirus: ecco il piano

di MARZIO BARTOLONI e BARBARA GOBBI (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Governo e Regioni si preparano a una possibile escalation di casi di contagio da Coronavirus. E lo fanno con un piano che vale 13mila posti letto per i pazienti più critici che mette insieme le risorse di ospedali pubblici (5100), un piano straordinario della Difesa che vale oltre 6mila posti letto da attrezzare in 80 caserme in tutta Italia e quelli della sanità privata che potrebbero rendersi subito disponibili per circa mille posti. Il nervo scoperto è infatti quello delle terapie intensive che in questi giorni ancora reggono l’urto nelle Regioni più colpite (Lombardia, Veneto ed Emilia), ma se non si contenesse la diffusione del virus la situazione potrebbe diventare difficile da gestire.

Al momento quasi un paziente su dieci ha bisogno di ricovero in questi reparti. Sui 1835 casi positivi di ieri (258 in più rispetto al giorno prima) si contano infatti 166 ricoverati in terapia intensiva, di cui ben 127 in Lombardia dove il rischio congestione in questi reparti – dove viene fornita la ventilazione ai casi più critici – si avvicina. «Al momento l’emergenza rossa è in Lombardia. I posti letto pubblici disponibili nelle rianimazioni lombarde secondo il nostro aggiornamento – avverte Alessandro Vergallo, presidente dell’Associazione anestesisti e rianimatori ospedalieri – è di circa 20 e in alcune strutture la disponibilità è già saturata. Bisogna puntare sul privato lì dove è più presente». E infatti le Regioni si muovono: ieri la Lombardia ha firmato un protocollo con l’ospedalità privata e oggi lo farà l’Emilia. Dai privati può arrivare infatti una boccata d’ossigeno anche per i ricoveri ordinari per sgravare gli ospedali pubblici oltre che per i preziosi posti letto in terpia intensiva: l’Aiop, l’Associazione dell’ospedalità privata, sta verificando in questi giorni le reali disponibilità in tutta Italia. Ma già in Lombardia sono 300 i posti in terapia intensiva messi a disposizione dal privato accreditato tra Aiop, Aris e Humanitas.

Mentre in Emilia, dove le strutture private accreditate sono targate tutte Aiop, i posti letto a disposizione oltre al pubblico puro sono 78. In Veneto invece sono 32. «Siamo pronti e disponibili a mettere a disposizione i posti letto delle nostre strutture, sia per acuti sia per la terapia intensiva, per far fronte a questa emergenza – avverte Barbara Cittadini presidente dell’Aiop – come in Lombardia che è anche l’epicentro di questa emergenza che ha fatto un piano d’azione con le componenti di diritto pubblico e privato della Sanità regionale».

Il Piemonte invece, al momento fuori dalla zona «gialla» (quella con più contagi se si escludono gli 11 Comuni della zona rossa) è coperto per ricoverare fino a 500 persone, «ma ci stiamo attrezzando – spiega l’assessore alla Sanità Luigi Icardi – per potenziare le strutture e i macchinari necessari per i casi più gravi: stiamo triplicando l’acquisto di Ecmo (i sistemi di ossigenazione extracorporea, ndr) per arrivare dagli attuali 4 a 12». Ieri l’assessore lombardo Giulio Gallera che ha parlato già di un incremento a 200 posti letto (dai 140 attuali) destinati ai pazienti in terapia intensiva per coronavirus ha annunciato anche l’acquisto di nuovi caschi che aiutano i pazienti a respirare («Cpap»): «Gli esperti dicono che possono ridurre di circa la metà la necessità di un ricovero in terapia intensiva». E poi c’è il piano straordinario messo a punto dalla Difesa – anticipato dal Sole 24 ore del 1 marzo – che rende disponibili 80 tra caserme e altre strutture per ben 6600 posti letto dopo una verifica delle disponibilità da parte del Comando operativo di vertice interforze. Con l’ex ospedale militare Baggio, a Milano, che aprirà già oggi, dopo i lavori di adeguamento: la struttura alla periferia del capoluogo lombardo dispone di circa 50 posti letto. Discorso a parte quello del personale: la Lombardia ha chiesto di poter assumere medici e infermieri pensionati. Dall’Anaao Assomed, la principale sigla dei camici bianchi, arriva una proposta shock: «Entro massimo dieci giorni bisogna assumere almeno 2 mila medici e 5 mila infermieri», ha detto il segretario generale Carlo Palermo.


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