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Codici di comportamento: la redazione compete agli "interni" della PA
Il fine è quello di promuovere un rilancio dei codici di comportamento, spesso meramente riproduttivi del codice generale che devono invece integrare o specificare con riferimento alle proprie caratteristiche funzionali e organizzative

di MANUELA SODINI (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Come segnalato sulle pagine della Gazzetta degli Enti Locali di ieri sono in consultazione le nuove linee guida in materia di codici di comportamento delle amministrazioni pubbliche, più volte annunciate da ANAC. Il fine è quello di promuovere un rilancio dei codici di comportamento, spesso meramente riproduttivi del codice generale che devono invece integrare o specificare con riferimento alle proprie caratteristiche funzionali e organizzative, ma non attenuare. Proprio per non eludere la ratio della norma volta alla contestualizzazione dei doveri dei codici e alla interiorizzazione dei valori e dei doveri indicati, ad avviso di Anac, il divieto di affidare la redazione del piano triennale prevenzione corruzione trasparenza a soggetti estranei all’amministrazione si estende anche all’elaborazione del codice.

Il codice di comportamento non rientra fra le misure oggettive, i doveri declinati nel codice di comportamento operano sul piano soggettivo in quanto sono rivolti a chi lavora nell’amministrazione e incidono sul rapporto di lavoro del funzionario con la possibile irrogazione delle sanzioni disciplinari in caso di violazione.
Anzi, tra le novità più importanti introdotte dalla legge 190/2012 vi è quella di attribuire rilievo disciplinare alle violazioni dei codici, questa previsione diviene uno strumento efficace nei confronti di coloro che non si adeguano spontaneamente a principi costituzionali quali diligenza, lealtà, imparzialità, che rappresentano la fonte primaria della disciplina sui codici di comportamento.

Proprio facendo leva sul rilievo disciplinare che connota i codici di comportamento, ANAC, nelle linee guida, precisa che codici di comportamento e codici etici non vanno confusi; infatti, i codici etici hanno una dimensione “valoriale” e non disciplinare, mentre i codici di comportamento fissano doveri di comportamento che hanno una rilevanza giuridica in quanto prescindono dalla personale adesione del funzionario che deve rispettarli in quanto posti dall’ordinamento giuridico.
Gli enti pubblici economici e le società e gli enti diritto privato in controllo pubblico sono tenuti a individuare doveri di comportamento da inserire in un codice etico adottato in base al Dlgs 231/2001. Le integrazioni al codice etico o i doveri di comportamento identificati per contrastare la corruzione passiva hanno rilevanza ai fini della responsabilità disciplinare, analogamente ai codici di comportamento delle pubbliche amministrazioni, vale a dire che l’inosservanza può dare luogo a misure disciplinari, ferma restando la loro natura privatistica. Pertanto, il sistema disciplinare previsto nel modello «231» deve considerare anche le violazioni dei doveri di comportamento attinenti alla prevenzione della corruzione passiva.

Oltre a una disamina sulla distinzione fra codici etici e di comportamento, ANAC dedica una parte rilevante delle linee guida alle tecniche di redazione e al processo di formazione dei codici, dove fondamentale è la partecipazione dell’intera struttura coordinata dal responsabile prevenzione corruzione trasparenza. L’organo di indirizzo politico-amministrativo approva il codice su proposta del Rpct e l’organismo indipendente di valutazione contribuisce alla valutazione dell’impatto dei doveri di comportamento sul raggiungimento degli obiettivi e sulla misurazione della performance individuale e organizzativa, esprimendo anche un parere obbligatorio sul codice, motivo per cui nelle linee guida si auspica anche un coordinamento fra codice di comportamento e sistema di misurazione e valutazione della performance.
Dal punto di vista della redazione dei codici, ANAC ritiene che una enunciazione dei doveri in positivo, vale a dire con indicazione di quello che il destinatario fa o deve fare, sia preferibile ad una formulazione in negativo, in quanto questo permette anche l’uso di periodi brevi e chiari risultando facilmente accessibile da tutte le persone che lavorano all’interno dell’organizzazione.


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