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Autonomia, sulla proposta Boccia da M5S e renziani "no al blitz"
Anche sul percorso dell'autonomia regionale differenziata è scontro all'interno della maggioranza

di BARBARA FIAMMERI (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Anche sull’Autonomia regionale è scontro nella maggioranza. Dopo il via libera delle Regioni al testo della legge quadro che il ministro Francesco Boccia vorrebbe inserire in Manovra per accelerarne il via libera al vaglio del Consiglio dei ministri, M5s e Italia Viva annunciano battaglia al grido di «nessun blitz verrà accettato». Ma difficilmente Palazzo Chigi andrà oltre un primo esame visto che il ministro per i Rapporti con il Parlameto Federico D’Inca ha già convocato per mercoledì un vertice di maggioranza ad hoc sull’Autonomia. Il primo a impallinare la riforma è stato il pentastellato Luigi Gallo, presidente della commissione Cultura della Camera: «La proposta non è condivisa con il Parlamento, il governo e Boccia si fermino su questa assurda proposta di presentare un emendamento sull’autonomia differenziata in legge di bilancio».Insomma il problema «non è tanto di merito ma di metodo» visto che si tratta di una riforma che ha un impatto costituzionale.

A ruota gli ha dato manforte il capogruppo dei senatori renziani, Davide Faraone, che chiede a nome del suo partito di voler «prima vedere i testi» ribadendo anche lui, però, che «sicuramente» la legge quadro «non potrà essere affronta» con la Manovra all’esame in queste ore proprio di Palazzo Madama. Il ministro per gli Affari regionali cerca di rassicurare gli alleati. «Non penso che ci siano divisioni perché i territori hanno preso atto che il perimetro su cui stiamo lavorando è quello della Costituzione», ha spiegato Boccia ricordando il «sì» delle Regioni. Poi, rivolgendosi direttamente «ai colleghi della maggioraza», sottolinea che « se noi restiamo così come stiamo oggi facciamo un danno al Paese, perché le disuguaglianze ci sono e non è colpa dell’Autonomia». Anche il premier Giuseppe Conte difende la riforma: «C’è un accordo con tutti i governatori regionali per una legge quadro che preveda la realizzazione di un fondo perequativo come previsto dalla Costituzione» grazie al quale il trasferimento di competenze legislative e amministrative si realizzerà «garantendo la coesione territoriale». Conte, dopo aver partecipato a Milano al Forum Eusalp che conclude la presidenza italiana della Strategia della Ue per le regioni alpine, è sceso a Vallo della Lucania per ribadire che tra gli obiettivi principalidella legge quadro per l’Autonomia c’è «Quota 34» ovvero il riequilibrio della spesa per investimenti: «Dobbiamo allineare le quote di risorse ordinarie destinate al Sud alla quota di popolazione che vi risiede (il 34% ndr) rispetto al totale nazionale».

Il premier però non va oltre. Già alle prese con diversi fronti aperti nella maggioranza non vuole che l’Autonomia diventi un nuovo terreno di scontro e quindi evita di pronunciarsi sullo strumento con cui la legge quadro entrerà in Parlamento e che Boccia ha individuato in un emendamento alla legge di Bilancio. Il ministro vuole correre. Se infatti l’Autonomia fosse collegata alla manovra entro dicembre sarebbe in vigore e consentirebbe di avviare all’inizio del prossimo anno la fase finale delle intese già istruite ovvero Lombardia, Veneto e soprattutto Emilia Romagna dove si voterà il 26 di gennaio. In palio c’è la conferma del governatore uscente, il dem Stefano Bonaccini, che secondo un sondaggio di Swg risulta essere il il presidente di Regione più apprezzato dopo quello del Veneto Luca Zaia (al terzo posto a parimerito ci sono il ligure Giovanni Toti e il lombardo Attilio Fontana).


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