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Autonomia: "Ok alla legge ma a patto che non venga stravolta e corra veloce"
Le dichiarazioni del governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana di fronte alla bozza di legge sull'autonomia regionale firmata dal ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, i cui contenuti verranno affrontati a breve in un incontro a Palazzo Chigi

di SARA MONACI (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Nessuna chiusura, atteggiamento positivo. Ma senza nasconderci che «così rischiamo di perdere tempo». Sono le parole che il governatore della Lombardia Attilio Fontana (Lega) usa di fronte alla bozza di legge sull’autonomia regionale firmata dal ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia (Pd), i cui contenuti verranno affrontati a breve in un incontro a Palazzo Chigi tra rappresentanti del governo e presidenti delle Regioni (la riunione era fissata per oggi ma Luca Zaia non avrebbe potuto partecipare per via dell’emergenza a Venezia).

Qualche settimana fa era molto più critico. Cosa è cambiato?
Semplicemente che oggi c’è qualcosa di scritto, è una proposta più concreta e almeno se ne comincia a parlare. Diciamo che mi preparo all’incontro con spirito positivo. Va detto però che quello che vedo per ora non aggiunge molto al dibattito. È un richiamo ad una legge che c’è già, la numero 42 del 2009. Ma comunque meglio ripeterla, non si sa mai. In questo non vedo problemi.

E dove li vede i problemi?
In questo momento, prima ancora di entrare nel merito, di cui parleremo in un secondo incontro, li vedo nel metodo. La procedura prevede ora un pre-passaggio, un preaccordo da mandare a Camera e Senato per avere un parere. Non era necessario, ma non sono così negativo. Mi desta più preoccupazione il fatto che la legge possa essere emendabile.

Lo è come tutte le leggi.
Ma se è emendabile allora il testo può essere stravolto, magari da parlamentari di altre regioni, e non risponderebbe più alle richieste del territorio. Non avrebbe senso. L’emendamento corrisponde dal mio punto di vista ad un no, ad un respingimento. C’è già un’intesa fatta dal precedente governo. Poi ci sarà la legge che segue l’intesa tra Stato e Regioni. Emendare non serve, anzi sarebbe dannoso.

Proviamo a entrare nel merito. La bozza Boccia prevede la valutazione di nuovi costi standard, i Lep. Si trova d’accordo con l’impostazione?
Direi che mi sembra un po’ inutile, ma su questo punto magari ci spiegherà meglio il ministro Boccia. Magari c’è un’interpretazione che mi è sfuggita. È inutile perché nella sanità, il principale comparto regionale, i costi standard già ci sono, si chiamano Lea. Per quanto riguarda l’istruzione, competenza che noi chiedevamo, il ministro non è intenzionato a cederla. Quindi cosa rimane da valutare con i costi standard? Forse qualcosa nella cultura, i costi dei biglietti dei musei…escluderei che ci riferiamo a ambiente o trasporti. Piccole cose insomma.

Perché insistete a chiedere la scuola, fra tutti i settori? L’istruzione non è una priorità nazionale?
Abbiamo il problema di 14mila cattedre vuote. A inizio anno ci siamo trovati senza professori di matematica, perché è impossibile imporre a qualcuno che ha vinto il concorso di rimanere sul territorio. Quello che vorremmo è un federalismo della vita quotidiana e la scuola rientra in questa idea. Non vogliamo stravolgere i programmi scolastici, ci mancherebbe, solo assicurare gli insegnanti ai nostri ragazzi.

State comunque ipotizzando una vostra legge in questo settore?
Sì e il fatto che ci sia la sentenza della Corte costituzionale del 2004 mi rassicura. Più la leggo e più credo che l’istruzione possa rientrare tra le competenze regionali. Sono pronto a impugnare un’eventuale bocciatura.

Ma cosa intende fare e in che tempi, concretamente?
Vorrei trovare una risposta dando incentivi agli insegnanti, prima di tutto. Non possono essere forzati a rimanere in un territorio, è il territorio che deve diventare attrattivo. Si può pensare a integrativi o a altre forme di valorizzazione. Quanto ai tempi, uso modi diplomatici: parleremo di questa legge regionale a fine trattativa con il governo. Credo comunque entro il 2021.

L’impostazione del ministro Boccia è di pensare non solo all’autonomia regionale, ma anche a riequilibrare Nord e Sud. Su questo cosa ne pensa?
Dico che non è in discussione. La Lombardia contribuisce al riequilibrio abbondantemente. Due numeri sono sufficienti: collabora con 54 milioni di residuo fiscale e conferisce oltre il 50% al fondo sanitario con la sua Iva. Fa abbastanza. In realtà Boccia propone che anche all’interno di una regione ci sia un riequilibrio tra territori più fortunati e quelli meno. Su questo la valutazione attiene a noi governatori. O vuole dircelo lui? Questo lo valuterò io in Lombardia. Ovviamente ribadiamo che vogliamo il coinvolgimento degli enti locali.

Il suo collega del Veneto Luca Zaia sembrava più duro nei confronti della bozza di legge. Vi siete sentiti?
Sì ma siamo d’accordo che bisogna parlare prima con il ministro. Non credo che ci saranno irrigidimenti, almeno in questa fase. Se però capissi che non andiamo da nessuna parte valuteremo.

E con il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini si è sentito?
Sì e siamo d’accordo che dobbiamo lavorare insieme. C’è poi la questione dei tempi. Si parla della possibilità di far passare un anno dalla futura approvazione dell’intesa, a decorrere dal gennaio successivo. Insomma, a ben guardare, potrebbero passare anche due o tre anni. È così? Ecco, diciamo che questo è un punto importante. Per noi possono essere necessari mesi, non anni. Se parliamo di anni i tempi sarebbero davvero troppo lunghi. Non ci troveremmo d’accordo.


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