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Manovra 2020, con la cartella digitale addio a 32 milioni di raccomandate
Nelle bozze della Legge di Bilancio prende forma anche un'ambiziosa rivoluzione delle notifiche che punta a dematerializzare 32 milioni fra cartelle fiscali, multe e altri provvedimenti

di GIANNI TROVATI (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Nelle bozze della manovra prende forma anche un’ambiziosa rivoluzione delle notifiche: che punta a dematerializzare 32 milioni fra cartelle fiscali, multe e altri provvedimenti che ogni anno Stato ed enti locali inviano ai cittadini. Al posto della raccomandata, da recuperare alla casa comunale nei casi frequenti in cui il postino non trova a casa il destinatario, ogni cittadino avrà una propria posizione all’interno di una «Piattaforma digitale» che sarà sviluppata dalla società PagoPa. L’obiettivo è triplice. La notifica digitale prima di tutto costa meno, cancella gli oneri di spedizione e garantisce che la comunicazione andrebbe a buon fine nel 100% dei casi, eliminando il ricco contenzioso sui vizi di notifica che intasa le commissioni tributarie e i tribunali. Solo per questa via, secondo i calcoli della relazione che accompagna la bozza, si risparmierebbero 100 milioni di euro. Ma nella tracciabilità piena delle notifiche si rafforzerebbe lo scopo antievasione della misura, che punta a tagliare quella parte di tax gap che si alimenta delle incertezze burocratiche, dei vizi di forma e dei buchi nella macchina della riscossione soprattutto locale. Una parte importante degli atti che sarebbero dematerializzati arriverebbe infatti dai Comuni, che nella manovra troverebbero anche il rafforzamento dei loro poteri con l’accertamento esecutivo e l’accesso più diretto alle banche dati fiscali. Lo spirito del momento impone poi un terzo obiettivo: quello «green» perché, come si legge nella la riforma «avrebbe anche un rilevante impatto in termini ambientali, attraverso la trasformazione green del processo di notifica, con riduzione di utilizzo della carta stampata e delle conseguenti emissioni di CO2».

Certo, tanta ambizione va tradotta in pratica, e la strada non è semplice. La riforma è stata costruita in vista del decreto fiscale atteso a un primo esame al consiglio dei ministri di stasera. Ma la sua attuazione, come precisa il comma 4, ha bisogno di «uno o più regolamenti» che dovranno essere costruiti da ministero dell’Economia e dal ministro per l’Innovazione tecnologica, d’intesa con la Conferenza unificata per i tanti aspetti che intrecciano la vita delle amministrazioni locali. E un’architettura attuativa del genere fa sorgere qualche dubbio sulla possibilità di inserire la riforma in un decreto d’urgenza. Per cui alla fine la sua collocazione potrebbe essere la legge di bilancio o un altro provvedimento collegato: anche perché su tutta la riforma della riscossione un’intesa di massima è stata raggiunta, ma quando si parla di fisco i dettagli sono cruciali e ci potrebbe essere bisogno di qualche limatura in più. Il problema, in ogni caso, è ai primi posti dell’agenda fiscale della manovra. Anche perché il sistema cartaceo delle notifiche zoppica parecchio. Guardando ai documenti gestiti l’anno scorso dalla sola agenzia delle Entrate-Riscossione, quindi escludendo il mondo variegato dei concessionari locali, si scopre che la spinta data alla Posta elettronica certificata non è riuscita a spianare la montagna di carta.

Su Pec ha viaggiato il 28,4% delle cartelle, l’13,9% degli avvisi di intimazione, il 22% dei preavvisi di fermo amministrativo e il 37,4% dei preavvisi di ipoteca. Risultato: su 16.997.000 documenti, 12.934.822 (cioè il 76,1%) hanno seguito la vecchia strada «analogica». Allargando il campo anche agli enti locali, la stima Mef parla di 32 milioni di atti all’anno. Perché con la carta arrivano anche i problemi, perché solo il 31,1% di queste raccomandate trova il destinatario al primo tentativo, una minoranza (7,6%) ce la fa dopo più tentativi, mentre nel 58,4% dei casi la pratica sfocia in un deposito per irreperibilità relativa o assoluta (l’altro 2,3% dei documenti 2018 sta ancora cercando il proprio traguardo). E i vizi di notifica, veri o presunti, assorbono circa il 60% dei ricorsi contro l’agente nazionale della riscossione. Con la «Piattaforma digitale», la strada sarebbe sicura e la data di notifica tracciata a priori. La notifica si intenderebbe «perfezionata» quando il contribuente apre la propria casella sulla piattaforma e quindi vede l’atto. Ma in ogni caso, per aggirare la resistenza passiva di chi non consulterebbe la piattaforma per evitare sorpresa, la notifica scatterebbe ogni due mesi: al 30 aprile per i provvedimenti di gennaio e febbraio, al 30 giugno per quelli di marzo e aprile e così via. Un meccanismo apprentemente inaggirabile, che dovrà però superare almeno due grandi ostacoli. Perché andranno definiti i profili tecnici e di privacy che un’architettura del genere comporta; e soprattutto bisognerà tenere conto del digital divide che ancora tiene un migliaio di Comuni, soprattutto nelle aree interne e nel Sud, lontani da una connessione Internet vera e propria.


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