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Quota 100, cuneo, nuove tasse: lite sulle coperture, slitta il Cdm sulla Manovra
Nel frattempo sul filo di lana il via libera al Documento di bilancio atteso oggi a Bruxelles

MARCO ROGARI e GIANNI TROVATI (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Aumenti per le sigarette, per il diesel, tassa sulla plastica, sugar tax. Le ultime ore della complicata caccia alle coperture di una manovra che sembra destinata a crescere di dimensione oltre i 30 miliardi riporta in campo un ventaglio di ipotesi di intervento, dai classicissimi (tabacco e giochi) a quelli più innovativi e colorati di verde (la plastic tax). Ma ieri sera il traguardo non è stato raggiunto: con la conseguenza di far slittare a stasera alle 21 il Consiglio dei ministri chiamato a esaminare Manovra, Decreto Fiscale e Documento programmatico di bilancio da inviare a Bruxelles. Ancora una volta, insomma, il programma dei conti italiani arriva decisamente sul filo di lana (la scadenza è alle 23.59 di questa notte). Ma ieri il problema, prima che matematico, è stato politico.

A impedire di trovar pace alle tabelle dei conti italiani è stato un incrocio di attacchi tutti interni alla maggioranza. Italia Viva non ha voluto mostrare cedimenti sulla richiesta di abolizione di quota 100, che per il leader M5S Luigi Di Maio invece «non si tocca». Di Maio ieri pomeriggio ha detto no anche all’ipotesi di finestra unica, che rappresenta il minimo sindacale per i renziani.
La finestra unica è nell’agenda anche del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Perché i risparmi che si porterebbe dietro, quasi 700 milioni il primo anno e più di un miliardo il secondo, sono essenziali per far salire a 3 miliardi nel 2020 e a 6 miliardi dal 2021 la benzina finanziaria del taglio al cuneo fiscale. E aiuterebbero ad alimentare il «fondo unico per la famiglia», altra voce carissima a Italia Viva. Ma anche ai Cinque Stelle. I due interventi insieme stanno o insieme cadono. Perché di coperture alternative, credibili agli occhi della Ragioneria generale e della commissione Ue, non c’è traccia. Anzi. L’impianto stesso dei finanziamenti già sul tavolo per il complesso degli interventi della manovra è da solo sufficiente a scaldare il clima tra i partner di governo.

Al ministero dell’Economia si è lavorato a un taglio delle detrazioni selettivo per i redditi sopra 100-120mila euro. E Italia Viva ha storto il naso anche su questo, nel nome di un «no» generalizzato a «nuove tasse» che coinvolge anche la tassa sulla plastica. Anche per il pressing della formazione guidata da Renzi, alla fine è stato accantonato il ritocco all’insù delle accise sul gasolio. Sembra invece essere destinata a rispuntare la sugar tax che potrebbe essere fissata a 0,6-0,7 euro al Kg e che potrebbe valere circa 250 milioni l’anno.
Per i Cinque Stelle una parte della dote prodotta dall’antievasione dovrebbe arrivare dall’abbassamento delle soglie di punibilità dei reati fiscali, etichettata come «manette agli evasori» dal gergo politico. In realtà i reati fiscali punibili con il carcere esistono già (sono previsti dal decreto legislativo 74 del 2000), e le soglie che fanno scattare il reato sono state alzate nel 2015 dal governo Renzi. Lo stesso che ha riportato a 3mila euro il tetto per i pagamenti in contanti. Basta quindi la storia recente a mostrare che un’intesa sul punto è quanto meno difficile; e a confermare che le ipotesi elaborate dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede non accendono entusiasmi particolari nemmeno nel Pd.

Ma ieri si è registrato anche qualche passo in avanti. Per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici, per esempio, il governo porterebbe a 3,175 miliardi il finanziamento a regime; ma l’anno prossimo, secondo le cifre filtrate ieri, ci sarebbero solo 300 milioni in più, da 1,4 a 1,7 miliardi.
Nella colonna delle entrate necessarie a chiudere la manovra spinta anche dai 14,4 miliardi di deficit, oltre al pacchetto antievasione prende forma la spending review: l’obiettivo per l’anno prossimo dovrebbe superare quota 2 miliardi, circa 1,5 dei quali a carico dei budget dei ministeri. E un contributo simile arriverà dal mini-riordino delle tax expenditures. In tutto 5-5,5 miliardi che insieme alle entrate aggiuntive dalle partita Iva stimate dal Mef (si veda l’altro articolo in pagina) dovrebbero completare lo schema delle coperture e, forse, rendere possibile il fischio finale alla partita politica sulla legge di bilancio.


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