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Il Comune non può negare le strisce blu gratis al disabile che non ha l'auto o la patente
Sintesi della sentenza della Corte di Cassazione n. 24936/2019

di PATRIZIA MACIOCCHI (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Anche i disabili che non hanno l’automobile o sono senza patente, magari per problemi intellettivi o motori molto gravi, hanno il diritto di parcheggiare gratis sulle strisce blu, quando i posto riservati a chi ha un handicap sono occupati. La Cassazione (sentenza n. 24936, depositata ieri) bolla come discriminatorio il regolamento del comune di Torino che, consapevole dell’insufficienza dei posti dedicati a chi ha una disabilità ha previsto il parcheggio gratuito sulle strisce blu, limitando però il beneficio solo ai patentati e automuniti. Questo per evitare abusi da parte dei familiari.

Per gli altri disabili senza macchina, il privilegio della striscia blu a costo zero era subordinato alla prova della presenza in centro città, almeno 10 volte al mese, per motivi di lavoro, di cura, o per eseguire attività di formazione. Una discriminazione contro la quale aveva agito in giudizio una persona disabile, perdendo i primi due gradi di giudizio e arrivando a vincere solo in Cassazione, dove è stata affiancata dalla Onlus Utim (unione per la tutela delle persone con disabilità). I giudici di merito avevano giustificato la disparità di trattamento con il fine di evitare gli abusi e affermando che la ricorrente andava sporadicamente in centro e pagare la sosta non comportava un esborso consistente rispetto alla sue capacità economiche. Una scelta certamente non condivisibile e la Cassazione spiega perché. Sbagliato in primo luogo pensare di evitare gli abusi negando un diritto, anziché prevedendo controlli e sanzioni.

Altrettanto ingiustificata la scelta di valorizzare la condizione economica della signora che aveva eccepito una discriminazione generalizzata, tanto è vero che a fare ricorso è stata anche una Onlus che tutela i diritti dei disabili. Per la Suprema corte i giudici di merito non hanno considerato che il Comune di Torino nel garantire la libera sosta, ha riconosciuto un’agevolazione economica, con lo scopo di favorire la mobilità dei disabili, il loro inserimento sociale e la partecipazione alla vita della comunità. Non una concessione ma un diritto, previsto dall’articolo 26 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. È evidente, infatti, che chi ha un handicap ha più difficoltà a usare bici o motorini, e anche sul fronte dell’accesso ai mezzi pubblici è noto che non è sempre così agevole.

La sosta gratuita è dunque un incentivo per indurre le persone disabili a fare una vita di relazione pari a quella dei ” normodotati”: un beneficio che va al di là, fanno notare i giudici, del risparmio di denaro e incide soprattutto sull’aspetto psicologico. E il regolamento torinese non può negare la stessa opportunità a chi, probabilmente per un problema più grave, non ha macchina e patente. Per la Cassazione non c’è dubbio che subordinare l’accesso gratuito alle strisce blu solo a motivi di cura o di lavoro è certamente una discriminazione. Vuol dire che evidentemente non si considera meritevole di tutela l’accesso gratuito al centro città solo per svago o per relazioni sociali. Ora la Corte d’Appello è chiamata a rimuovere gli effetti del Regolamento e a risarcire le vittime della discriminazione.


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