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Banda ultra larga e voucher innovazione, il sistema Italia tenta di ridurre il digital divide
Italia ancora agli ultimi posti delle classifiche internazionali in materia: ecco cosa si farà per migliorare nel secondo semestre del 2019

di ALESSANDRO VITIELLO (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

L’Italia decide di accelerare sulla banda ultra larga. Che sia arrivato il momento di darsi una mossa, infatti, al di là di ogni analisi o indice che ci colloca sempre agli ultimi posti delle classifiche internazionali mettendo in evidenza il digital divide rispetto agli altri Paesi sviluppati, è chiaro ormai sia alle istituzioni, centrali e locali, sia alle imprese e ai cittadini in generale. Nella settimana in cui l’Agcom ha annunciato il sorpasso della banda ultra larga sulla tecnologia Adsl e Infratel ha siglato con Tim l’accordo per l’utilizzo della fibra della rete pubblica per portare servizi in 600 Comuni (nei primi già a settembre prossimo), il comitato ha dato avvio alla seconda fase del programma Bul che prevede ulteriori agevolazioni per le imprese che virano verso il digitale.

Il sorpasso tra tecnologie
Dati dell’osservatorio sulle comunicazioni dell’AgCom dicono che è cambiata la composizione delle tecnologie utilizzate per accedere alla rete: gli accessi alla rete fissa in rame sono scesi a meno del 55% dal 93% del marzo 2015, mentre nello stesso periodo sono cresciute altre tecnologie qualitativamente migliori, in particolare quelle «fiber to the cabinet» (+6,35 milioni di unità), «fiber to the home» (+650 mila) e «Fwa» (+ 680 mila). Il che ha significato connessioni con velocità pari o maggiore di 30 Mbit/s passate dal 4,5 al 48,5%. Prosegue, inoltre, la crescita della banda larga mobile, con il consumo medio unitario di dati stimabile in 5,4 GB mensili, in crescita del 55% rispetto a marzo 2018. L’accordo tra Infratel e Tim Infratel Italia, la società in house del Mise che attua il piano Bul, e Tim hanno siglato un accordo che consentirà alla societa di telecomunicazioni di utilizzare la rete pubblica in fibra ottica in otto Regioni (Abruzzo, Sardegna, Toscana, Puglia, Calabria, Lazio, Lombardia e Marche) per portare servizi in circa 600 Comuni compresi in aree a fallimento di mercato non oggetto in passato di bandi. In condivisione con le Regioni e i Comuni interessati, dopo la consegna della fibra ottica da parte di Infratel, la Tim predisporrà una road map di attivazioni, con «date certe» sull’attivazione dei servizi ai cittadini, alla pubblica amministrazione e alle aziende di quei territori. Una «sinergia pubblico-privata» che in coerenza con la strategia nazionale per la diffusione della banda ultralarga dovrebbe aiutare molto se non a superare quantomeno a ridurre il digital divide interno al nostro Paese.

Lo stato di avanzamento del progetto nelle aree bianche
Lo stato di avanzamento del progetto Bul nelle aree bianche del Paese, dette anche a fallimento di mercato in quanto zone nelle quali investimenti e servizi non sono remunerativi, è stato illustrato la settimana scorsa ai rappresentati delle Regioni dalla «troika» Mise-Invitalia-Infratel. Al 19 luglio 2019, a fronte dell’intero progetto che prevede il cablaggio di circa 7.700 Comuni nelle venti Regioni italiane, sono stati aperti cantieri in fibra ottica che arriva direttamente negli edifici in 1279 Comuni, pari a oltre 1,8 milioni di unità immobiliari in lavorazione. La previsione, a patto che siano rilasciate le autorizzazioni necessarie, conferma cantieri aperti in circa 2.800 Comuni entro il 2019, di cui circa 800 completati e circa 500 città aperte alla commercializzazione (la sperimentazione è gia partita in 70 di queste) per un investimento complessivo superiore a 600 milioni. La seconda fase del piano Bul e le aree grigie Negli stessi giorni, invece, il comitato banda ultra larga ha approvato la seconda fase del piano, che interviene nelle aree grigie del Paese, sostenendo la domanda di servizi ultraveloci attraverso voucher per la connettività, cioé agevolazioni per le imprese. Secondo i dati di Ernst Young contenuti nel «Libro bianco sul digital divide», non a caso, all’interno delle aree grigie, cioé quelle in cui è presente un unico operatore di rete, si trovano diversi distretti industriali e il 65% delle imprese italiane. Restano scettici i rappresentanti delle istituzioni locali. Se quelli dell’Anci hanno manifestato le preoccupazioni dei territori per i ritardi nella posa della fibra, per gli inviati delle Regioni sarebbero necessari uno sforzo collegiale e un’accelerazione per recuperare il ritardo accumulato.


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