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Niente pasto da casa alla mensa scolastica
La Corte di Cassazione, tramite la sentenza depositata ieri, conferma la posizione dell’ANCI: la mensa a scuola garantisce l’uguaglianza formativa

È disponibile il testo della sentenza della Corte di Cassazione, Sezioni Unite n. 20504 datata 2 luglio 2019 e depositata il 30 luglio, nella quale la Corte ha stabilito che non esiste un “diritto soggettivo” a consumare alla mensa scolastica i pasti portati da casa.

“La sentenza della Cassazione è in linea con la posizione espressa in questi anni dall’Associazione dei Comuni che ha sempre ribadito l’importanza della refezione scolastica. La mensa a scuola è un servizio che ha una funzione educativa, in quanto ci si prende cura del benessere dei piccoli cittadini e cittadine, ma anche di socializzazione e di uguaglianza nell’ambito di un progetto formativo comune”. Ad affermarlo è il presidente della Commissione Istruzione, Politiche educativa ed edilizia scolastica dell’ANCI, Cristina Giachi, commentando la sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione che ha stabilito che non esiste un “diritto soggettivo” a mangiare il panino portato da casa “nell’orario della mensa e nei locali scolastici. I giudici della Suprema Corte hanno così accolto il ricorso del Comune di Torino e del ministero dell’Istruzione, ribaltando la sentenza della Corte di appello di Torino del 2016 che aveva consentito di portare il pasto da casa.

“Alla luce del nuovo pronunciamento della Cassazione – prosegue Giachi – le amministrazioni comunali attiveranno i percorsi necessari per garantire alle famiglie la migliore qualità del servizio di mensa”. Tutto questo con l’obiettivo “di assicurare nell’ambito del percorso scolastico un’educazione ad un’alimentazione sana, equilibrata e condivisa all’interno di una comunità, quale importante momento di socializzazione e di affermazione dei diritti dei bambini e delle bambine”, conclude la rappresentante dei sindaci.

>> VAI AL TESTO DELLA SENTENZA DELLE SEZIONI UNITE.


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