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Autonomia differenziata, sul tavolo risorse e beni culturali
Il dossier dell'autonomia differenziata occupa la scena nel momento di crisi più acuta della maggioranza di Governo

di GIANNI TROVATI (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Sull’infinito dibattito intorno all’autonomia differenziata si fanno sentire le scorie delle polemiche scoppiate nel fine settimana con il botta e risposta fra il premier Conte e i presidenti leghisti di Lombardia e Veneto. Questa mattina la macchina riparte dai beni culturali, su cui da Palazzo Chigi è arrivata qualche apertura per la regionalizzazione dei poteri delle sovrintendenze. Ma il cuore del problema è ormai altrove. È prima di tutto politico, perché il dossier dell’autonomia differenziata occupa la scena nel momento di crisi più acuta della maggioranza, anche se è complicato immaginare che il leader della Lega Salvini faccia saltare il banco su questo tema. Ed è finanziario, perché è sulle questioni di soldi che le due battaglie parallele, quella nella maggioranza e quella fra governo e regioni, promette di deflagrare ulteriormente. Vertice sulle risorse Proprio al capitolo risorse dovrebbe essere dedicato l’ennesimo vertice atteso oggi, su cui fino a ieri sera pendevano però due incognite: la convocazione effettiva dell’incontro a Palazzo Chigi, e la partecipazione del ministro dell’Economia Tria, che agli ultimi incontri aveva delegato i suoi tecnici. Ieri, nel corso della sua missione a Istanbul, il titolare dei conti italiani ha voluto stemperare le tensioni spiegando che sul cantiere dell’autonomia c’è «molta attenzione ma nessuna preoccupazione».

E nel dibattito c’è anche molta confusione, si potrebbe aggiungere, anche perché la mancata definizione delle competenze da trasferire alle regioni rende al momento impossibile quantificare le risorse da assegnare, e di conseguenza fissarne i criteri di ripartizione. Uscito per ora dal campo di gioco il grosso del capitolo istruzione, che rappresenta il tema finanziariamente più pesante (8,4 miliardi all’anno solo in Lombardia e Veneto), in gioco rimangono soprattutto competenze spesso importanti sul piano gestionale e dei poteri, ma leggere dal punto di vista delle risorse. Nella girandola degli incontri finora i “successi” regionali più importanti sono stati ottenuti in fatto di ambiente, salute (ma il cuore finanziario della sanità è già regionale), parte delle infrastrutture (ma non le concessioni di autostrade e ferrovie), mentre in mattinata al Mise un incontro tecnico dovrebbe definire gli ultimi aspetti della divisione dei compiti in fatto di energia. Ma tutti questi temi, insieme all’ordinamento sportivo, ai giudici di pace e ad altri dossier settoriali, non spostano grosse risorse. L’ultima bozza concordata Nell’ultima bozza concordata a livello di governo si prevede il finanziamento di queste competenze a spesa storica per tre anni, tramite un’aliquota di compartecipazione all’Irpef o all’Iva, in attesa della definizione dei parametri standard. I Cinque Stelle premono però per un fondo di perequazione, alimentato in particolare dagli aumenti di gettito che si possono verificare una volta stabilita la percentuale di imposte statali che restano in regione.

Ma sul punto né la Lega né i governatori hanno intenzione di cedere, premendo per mantenere alle Regioni gli eventuali risparmi di spesa o aumenti di gettito. Resta poi da definire il percorso parlamentare delle eventuali pre-intese. «Qualsiasi intesa dovrà avere un passaggio sostanziale in Parlamento», è tornato ad avvertire il presidente della Camera Roberto Fico mentre il vicepremier Di Maio ha ripetuto il proprio «no» a chi con l’autonomia «gioca a spaccare l’Italia o il governo»


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