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La scomparsa del Professor Vandelli: "Fu grande protagonista di una stagione decisiva e vero uomo delle autonomie”
Le dichiarazioni dei vertici dell'ANCI e della Regione Emilia-Romagna dopo la morte di Luciano Vandelli

Come ricordato questa mattina da tutta la redazione di Maggioli Editore è scomparso a Bologna nella notte di domenica a 73 anni Luciano Vandelli, giurista e politico. Docente di diritto amministrativo, dal 2000 al 2005 è stato assessore regionale a Innovazione amministrativa e istituzionale in Emilia-Romagna, mentre in precedenza era stato vicepresidente della Provincia di Bologna e assessore comunale agli Affari istituzionali, oltre ad essere prezioso autore della nostra casa editrice.

Addio al Professor Vandelli

È stato membro e vicepresidente (2009-2013) del Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa. Nel 2013 ha partecipato, in qualità di componente, ai lavori della Commissione per le riforme costituzionali. Nello stesso anno, il Presidente della Repubblica gli ha conferito il titolo di Commendatore al merito della Repubblica. Vandelli ha avito modo di collaborare negli anni in diverse occasioni con la Conferenza delle Regioni, coordinano – negli anni in cui è stato assessore della Regione Emilia-Romagna – la Commssione Affari istituzionali e seguendo da vicino – come consulente – le fasi che hanno accompagnato lo sviluppo dell’istituzione regionale :il decentramento amministrativo (Leggi Bassanini) prima, e la riforma del titolo V della Costituzione poi.

Le dichiarazioni dei vertici della Regione Emilia-Romagna

“Con Luciano Vandelli perdiamo un docente di chiara fama e uno studioso impegnato per l’ammodernamento delle nostre istituzioni. Il suo sapere e la sua passione civile, Luciano li ha portati anche fuori dalle aule accademiche e dentro la società, nelle istituzioni, fino all’impegno politico, affinché il cambiamento necessario e possibile non fosse solo invocato, pensato e progettato, ma concretamente praticato al servizio della comunità”. Così si è espresso il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini ha ricordato il giurista.
“In lui, nel suo impegno praticato al servizio della comunità – prosegue Bonaccini – c’era, se così si può dire, quel quid in più di pragmatismo dell’emiliano-romagnolo che si sporca le mani coi problemi e non si limita alla sperimentazione empirica del progetto, ma che prova anzi a far funzionare davvero le cose. E Luciano lo ha fatto davvero, come amministratore a Bologna, prima in Comune e poi in Provincia, infine in Regione come assessore all’Innovazione istituzionale”. Messaggi di cordoglio per la morte di Vandelli sono stati inviati anche da Simonetta Saliera, presidente dell’Assemblea legislativa regionale dell’Emilia-Romagna e da Paolo Calvano, segretario regionale del Pd.
Il sindaco di Bologna, Virginio Merola – ricordando che a maggio “il Comune di Bologna gli ha conferito il Nettuno d’Oro” – ha detto che “Bologna e il paese perdono un grande protagonista della cultura amministrativa, uno studioso e un docente serio, raffinato. Io perdo un amico e un esempio. Luciano Vandelli ci ha dimostrato con il suo lavoro e con la sua persona il valore della passione politica e, soprattutto, il valore dello studio e della competenza: qualità che oggi sembrano non venire più apprezzate”.

Il ricordo dell’ANCI

“L’ANCI e tutti i sindaci d’Italia, di ogni colore politico, ricordano con affetto uno dei grandi protagonisti di una stagione riformatrice decisiva per il Paese: è stato un professore insigne, ma anche un vero uomo delle autonomie”. Sono queste invece le parole di Enzo Bianco, presidente del consiglio nazionale di ANCI, per ricordare il professor Vandelli, professore di diritto amministrativo ed esperto di autonomie locali, morto a Bologna nella notte a 73 anni dopo una lunga malattia.
“Vandelli – sottolinea Bianco – è stato interlocutore dell’ANCI: sulla prima riforma delle autonomie locali segnata dalla legge 142/1990 e su tutta la stagione dei primi statuti comunali. Ancora sulla legge 81/1993 che ha sancito l’elezione diretta dei sindaci, così come su tutta la partita del decentramento/federalismo amministrativo, che ha portato all’Intesa in ANCI del 1995 con la Conferenza dei Presidenti di regione, sulla fondamentale stesura del Testo unico degli enti locali sino alla riforma costituzionale del Titolo V del 2001″.
Con la sua cultura giuridica e sensibilità istituzionale – evidenzia il presidente del Consiglio nazionale – ha rappresentato uno snodo fondamentale di interlocuzione tra Comuni e Regioni in quella fase, fondamentale per una sinergia evolutiva tra la visione tradizionalmente regionale centrica, a favore della emersione della centralità autonomistica come perno dell’ordinamento repubblicano”.
“Della sua esperienza ci sarebbe particolare bisogno – aggiunge – proprio mentre si parla di autonomia differenziata che rischia di essere solo uno scontro politico demagogico: servono illustri tecnici e grandi professori che ci dicano che ci può essere autonomia anche differenziata ma nel rispetto rigoroso dell’unità sancita dalla Costituzione”.


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