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Campi Rom, tocca ai sindaci monitorare la situazione delle occupazioni abusive
La direttiva del ministro dell'Interno n. 16012/110

di ALESSANDRO VITIELLO (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Richiama la tutela degli «interessi pubblici primari sui quali si basa la civile convivenza», vale a dire i pilastri del «contratto sociale» che giustificano e sostengono gli Stati moderni, la premessa teorico-formale della direttiva del 15 luglio 2019 n. 16012/110 con la quale il ministro dell’Interno richiama i Sindaci al monitoraggio degli insediamenti delle comunità Rom, Sinti e Caminanti. L’urgenza del censimento degli zingari e degli habitat nei quali essi sono stanziati, anche temporaneamente, caratterizzati spesso da situazioni di illegalità e di degrado che sono pericolo concreto per l’ordine e la sicurezza pubblica, sarebbe dimostrata anche da fatti di cronaca recente come l’incendio del campo di Lamezia Terme. Senza contare che, come scritto nella circolare, «condizioni di incuria e di degrado urbano possono rappresentare terreno fertile per attività delittuose ovvero per fatti che generano allarme sociale».

L’eterogeneità degli insediamenti
A questo scenario descritto dalla circolare firmata dal ministro Matteo Salvini contribuirebbe non poco l’eterogeneità degli insediamenti, nei quali – per esempio – accanto a fabbricati abusivi ma ormai consolidatisi nel tempo convivono baracche di lamiera, non si trascuri il rischio amianto, nella totale assenza di allacciamenti alle reti dei servizi primari o nella carenza di servizi igienici. E che configurano fattispecie di occupazioni abusive di terreni demaniali o privati non utilizzati o lasciati incustoditi. Accumuli non autorizzati di materiali e rifiuti, spesso infiammabili o comunque nocivi, aggravano la condizione di pericolo nella quale si vive in questi insediamenti e che minacciano anche la sicurezza delle aree contigue o vicine. Tutto questo motiva «l’urgente attivazione di un più strutturato sistema di ricognizione degli insediamenti» e del successivo monitoraggio delle singole situzioni, con l’obiettivo di mettere in campo interventi di sistema secondo un piano «organico e coordinato» che renda più vivibile il contesto urbano e salubre l’ambiente.

La ricognizione
Il ministro dà conto di diverse lodevoli iniziative prese da alcuni Comuni, che oltre allo sgombero delle aree occupate abusivamente hanno provveduto anche alla bonifica ambientale e alla riqualificazione dei lughi. Tali iniziative sono però ancora poche e disarticolate, ecco perché è necessario che il ministero acquisisca elementi di conoscenza relativi a: – tipologia di insediamenti (autorizzati, abusivi) e densità abitativa; – condizioni (presenza di reti idriche, elettriche e fognarie, allacci abusivi); – presenza di manufatti fissi e strutture mobili (roulotte, camper); – pregressi incendi o altri episodi pregiudizievoli per l’incolumità pubblica; – eventuali segnalazioni (da riportare con dati aggregati) riguardanti le condizioni dei minori, anche con riferimento all’abbandono scolastico.

Il passo successivo
Terminata la ricognizione – entro fine luglio i dati vanno inviati al Gabinetto del ministro – potrà iniziare la discussione locale coinvolgendo nei comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica i sindaci, i rappresentanti della Regione e la magistratura. Con lo scopo di elaborare strategie condivise finalizzate al superamento delle situazioni di degrado individuate e al ripristino delle condizioni di legalità quando manchino. Il passo successivo è l’elaborazione di un calendario degli sgomberi delle aree abusivamente occupate, eseguendo ordinanze di demolizione e rimozione delle opere abusive e ricollocando la popolazione coinvolta. Se necessario, per l’esecuzione dei provvedimenti di sgombero il ministro dell’Interno assicura il supporto della Forza pubblica. L’immancabile richiamo a verificare l’eventuale presenza di immigrati irregolari nei campi sgomberati chiude
la direttiva.


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