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"Sull’autonomia zero fatti, il Governo ci convochi subito"
Intervista al presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini: le prospettive in tema di autonomia regionale differenziata

di EMILIA PATTA (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

«Sull’autonomia regionale stiamo fermi a un anno fa. Zero fatti. L’impressione è che prosegua un gioco delle parti che si protrae da mesi, con un botta e risposta continuo tra Lega e 5 Stelle, più a loro uso e consumo che non per arrivare a un’intesa con le regioni. Io non chiedo di fare in fretta, chiedo di fare seriamente, è diverso. A differenza di altri non ho mai posto una data di scadenza, né credo che si possano saltare i passaggi del confronto e della condivisione. Il governo passi dalle parole ai fatti, ci convochi e si confronti sul possibile accordo rispetto alla nostra proposta che hanno sul tavolo da mesi. L’Emilia Romagna non può essere presa in giro».

Coro di protesta
Nel giorno in cui il nodo dell’autonomia delle Regioni del Nord viene di nuovo rinviato ed esce dall’ordine del giorni del Cdm per le diverse posizioni del M5s e della Lega, il governatore della regione “rossa” Stefano Bonaccini si unisce al coro di protesta dei colleghi leghisti di Lombardia e Veneto Attilio Fontana e Luca Zaia. E si capisce. L’Emilia Romagna tornerà al voto in autunno con Bonaccini di nuovo candidato e sono molti i segnali – a cominciare dalla recente vittoria del centrodestra a guida leghista a Ferrara – che fanno temere al Pd la perdita della Regione. Immigrazione e autonomia, appunto, sono i cavalli di battaglia con cui la Lega ha registrato una costante crescita negli ultimi anni. Ma la battaglia di Bonaccini rischia di restare isolata tra i suoi stessi compagni di partito, dal momento che il Pd sembra piuttosto tentato di seguire il M5s nella denuncia del rischio di abbandonare il Sud al suo destino di scarsa crescita e servizi inefficienti.

Presidente Bonaccini, qual è la differenza tra la richiesta di autonomia dell’Emilia-Romagna e quella di Veneto e Lombardia?

L’Emilia-Romagna non ha chiesto un soldo in più di quanto già lo Stato non spenda per il nostro territorio e consideriamo l’unità del Paese e la solidarietà tra Regioni cardini imprescindibili. Abbiamo chiesto maggiore autonomia in 15 materie, rispetto alle 23 possibili richieste da Veneto e Lombardia. Il nostro obiettivo è soprattutto quello di rafforzare la programmazione, superare le sovrapposizioni di competenze, ridurre la burocrazia, i suoi tempi e i suoi costi. Non abbiamo chiesto il trasferimento di pezzi dello Stato, né vogliamo uffici e personale, a cominciare dalla scuola: lo ripeto, non vogliamo creare alcun sistema scolastico regionale dell’Emilia-Romagna, viceversa, rafforziamo quello nazionale con una più forte programmazione.

Non crede che ci sia il rischio, come pure paventano molti nello stesso Pd, di dividere ancora di più il Paese?

Il Paese è già diviso, quando servirebbe una seria e credibile politica industriale nazionale e un piano per il Sud che valorizzi le risorse, i saperi e le professionalità che ci sono nelle regioni meridionali, a partire dai tanti giovani costretti ad ansarsene. Tocca al governo definire fabbisogni standard e livelli essenziali di prestazioni da garantire a tutti gli italiani. Se partiamo da questo, sono convinto che l’Emilia-Romagna col suo progetto di autonomia possa mettere a disposizione delle altre Regioni, comprese quelle del Sud, una proposta del tutto riproducibile. Non arrendiamoci all’idea di un Paese perennemente bloccato, dove si chiede sempre di tornare al punto di partenza perché nulla cambi.


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