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Appello del Premier Conte a Lega e M5S: lealtà o lascio
Il presidente del Consiglio sulle continue liti nel Governo: "Senza un'assunzione chiara di responsabilità rimetterò il mandato". Di Maio: oggi un vertice, basta attacchi. Salvini: tutti devono mantenere la parola

di MANUELA PERRONE (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Giuseppe Conte mette sul tavolo le sue dimissioni. Nella conferenza stampa convocata per «parlare agli italiani», il premier si dice pronto a rimettere il mandato nelle mani del capo dello Stato se da Lega e M5S non arriverà «una chiara assunzione di responsabilità e comportamenti conseguenti». A stretto giro la replica dei vicepremier. «La Lega c’è», sostiene Matteo Salvini, che però ancora una volta detta la sua agenda e attacca i vincoli Ue che un momento prima Conte ha invitato a rispettare. E Luigi Di Maio avvisa: «Basta attacchi ai ministri M5S e no a temi divisivi mai condivisi fuori dal contratto». Come se non bastasse, in serata esplodono le tensioni all’incontro sul decreto sblocca cantieri, con Conte che scioglie la riunione dopo che la Lega rifiuta di ritirare e discutere l’emendamento che sospende per due anni il Codice appalti. «Cercano il pretesto per la crisi», commentano da Palazzo Chigi.

Il richiamo del premier alla «leale collaborazione» risuona forte nella Sala dei Galeoni a Palazzo Chigi, la stessa in cui Enrico Letta nel 2014 provò a rilanciare la sua azione prima che la direzione del Pd lo sfiduciasse e aprisse la via a Matteo Renzi. «Chiedo alle forze politiche di maggioranza di dirci se hanno intenzione di proseguire», è l’ultimatum dell'”avvocato del popolo”, che sollecita una «risposta rapida, perché il Paese non può attendere». Domani arriverà la risposta di Bruxelles, insieme al Rapporto sul debito. «Una procedura di infrazione ci farebbe molto male», avverte, e per evitarla «serve un clima di cooperazione e forte condivisione». Non si sbilancia sulla eventuale richiesta di correzione dei conti pubblici né sulla flessibilità che l’Italia potrebbe chiedere all’Ue per costruire una manovra che parte da 35 miliardi e riconosce «complessa». Ma fissa un paletto: bisognerà mantenere l’«equilibrio dei conti» perché «le regole europee rimangono in vigore finché non riusciremo a cambiarle».

Le emergenze sono troppe per potersi permettere di «vivacchiare o galleggiare». Lo spread si infiamma nuovamente a 291 punti base, ma chiude in netto calo a 277. «Dobbiamo rifinanziare il nostro debito sovrano sul mercato per cui rimaniamo esposti alla fiducia degli investitori», allerta il premier. «Per questo servono parole univoche e chiare da parte degli esponenti di Governo». Un vertice a tre è invocato già per oggi da Di Maio, ma gli spazi sono stretti: Conte è atteso in mattinata a Torino prima di partire per il Vietnam. Quel che è certo che serve riunirsi attorno a un tavolo per affrontare il Vietnam interno. Il premier non lesina stoccate. Al «clima elettorale che non si è ancora spento», che ammette di aver sottovalutato. Alla «politica dei like e alle freddure a mezzo social», alle «polemiche sterili e alle discussioni inutili». Ne ha per Salvini, quando invita ogni ministro «a concentrarsi sulla sua materia, senza invadere sfere che non gli competono». Ma ne ha anche per Di Maio, quando biasima lo psicodramma scoppiato intorno alla lettera all’Ue: «Se si hanno questioni politiche da sollevare lo si fa rispettando la grammatica istituzionale».

Mai è stata più evidente la volontà di Conte di smarcarsi dai suoi vice. Una riprova del logoramento del Governo dopo il test delle europee, che il premier riconosce aver «fortemente penalizzato il M5S», ma anche del desiderio di ritagliarsi un ruolo indipendente. Cita il confronto con l’Europa portato avanti con il ministro Tria. Ringrazia il presidente della Repubblica per «il sostegno e i consigli». Sergio Mattarella sapeva delle intenzioni di Conte, ma il discorso non è stato concordato. Sul fisco il premier si allinea al Governatore di Bankitalia Ignazio Visco, auspicando «una riforma organica, non limitata alle aliquote». Il posizionamento è tutto istituzionale. Anche quando ricorda di non essere mai stato iscritto al M5S né di avergli mai «giurato fedeltà».

Nonostante l’incertezza, insiste su una «fase 2» dell’Esecutivo, tenendo ferma la sua agenda: semplificazioni, Dl crescita e sblocca cantieri (su cui fa ancora da mediatore all’incontro in serata a Palazzo Chigi), riforma dei processi civile e penale, ma anche della giustizia tributaria. Sulla Tav ribadisce: «Non la trovo conveniente. O trovo un’intesa con Francia e Ue, come è scritto nel contratto, o il percorso è segnato». E poi un colpo al cerchio della Lega («massimo impulso» all’autonomia differenziata, «senza pregiudicare la coesione sociale e territoriale») e uno alla botte del M5S: «Dobbiamo lavorare a una legge sul conflitto d’interessi».
Mentre il premier sta ancora rispondendo alle domande dei giornalisti, il vicepremier leghista consegna a Fb la sua risposta. «Andiamo avanti se tutti rispettano la parola data», dice Salvini. Snocciolando le sue priorità: flat tax, riforma della giustizia, Dl sicurezza bis, autonomia, investimenti, apertura dei cantieri fermi. E «superamento dei vincoli Ue, perché il voto ha parlato chiaro». Il vicepremier M5S si accoda sulla «revisione» dei parametri e sulla flat tax, ma cita anche salario minimo e aiuti alle famiglie. Chiedendo rispetto per i suoi ministri. L’ipotesi rimpasto resta però sul tavolo. Conte non chiude: «A me non sono giunte richieste: se ci sono, le forze politiche me le dicano».


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