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Il trasporto pubblico torna di tendenza: verso una viabilità sostenibile
Il nuovo Focus della Cassa depositi e prestiti, datato 3 maggio, evidenzia la correlazione tra tendenza alla crescita urbana e necessità di un trasporto pubblico locale efficiente e sostenibile

Un processo di urbanizzazione in costante aumento sarebbe alla base della progressiva richiesta, da parte del cittadino, di una mobilità pubblica efficiente e sostenibile. Il dato sull’urbanizzazione, per cominciare, risulta incontrovertibile. Se infatti si considerano i dati raccolti dal progetto World Urbanization Prospects (2018) delle Nazioni Unite e diffusi dal Focus «Luci e ombre della mobilità urbana in Italia: ripartire dal trasporto pubblico» (pubblicato sulla rete il 3 maggio scorso dalla Cassa depositi e prestiti), apparirà subito chiaro che:

“Il 74% della popolazione europea vive oggi in aree urbane e si prevede che entro il 2050 tale percentuale arrivi all’81% (in Italia al 78%, a fronte del 71% circa odierno)”.

In un simile scenario risulta sempre più rilevante il potenziamento del trasporto pubblico locale, sia in quanto fattore di sviluppo economico, sia in quanto agente in grado di migliorare la qualità della vita dei cittadini. L’effetto moltiplicatore degli investimenti in mobilità, d’altronde, è ritenuto molto importante: le stime dicono che con risorse stanziate per a circa 2,8 miliardi annui si può generare, nel quinquennio 2019-2023, valore aggiunto per circa 4,3 miliardi l’anno (0,2% del Pil) e creare circa 110mila unità di lavoro in più ogni anno.

Il focus indica un’esigenza non ancora risolta

L’incipit del Focus «Luci e ombre della mobilità urbana in Italia: ripartire dal trasporto pubblico» non lascia dubbi sul carattere strategico del Tpl come volano di sviluppo locale, sicché ne fotografa l’attuale stato di salute. Che, purroppo, non è molto confortante, specialmente se comparato con quello degli altri Stati membri Ue. La nostra rete di metropolitane e tramvie è ancora scarsa e l’età media degli autobus è elevatissima (12,3 anni contro una media Ue di 7 anni). Mezzi vecchi che, oltre a danneggiare l’ambiente per l’alto livello di emissioni, hanno anche costi di manutenzione sei volte maggiori di quelli nuovi.

Le prospettive di miglioramento

La nostra rete infrastrutturale risulta, è risaputo, storicamente deficitaria. Eppure – così fa supporre il rapporto – qualcosa sembra cambiare. Un sensibile aumento degli investimenti nel trasporto pubblico locale (rinnovo del parco mezzi, infrastrutture, materiale rotabile ferroviario e flotte navali) mostra da subito un impatto (misurabile) positivo sull’intero sistema economico. Le risorse stanziate complessivamente a livello nazionale – questo il principale dato positivo sciorinato dalla Cdp – ammontano infatti a 22,7 miliardi circa:

“È evidente” – chiosano le conclusioni – “che laddove si investe per aumentare l’offerta di trasporto la risposta della domanda non tarda a venire”. Il circolo virtuoso innescato da una forte politica di investimenti protratta nel tempo, in conclusione, sembra essere l’unica strada percorribile perché il Tpl possa raggiungere nuovi e migliori standard di qualità ed efficienza. E, di conseguenza, sortire un impatto positivo a lungo termine sull’economia nazionale.

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