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Nel Decreto Crescita spunta la rottamazione di multe e tributi locali
Sanatoria riaperta per 5mila Comuni su entrate 2000-17: 60 giorni per aderire

di MARCO MOBILI e GIANNI TROVATI (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Nel Decreto Crescita esaminato dai tecnici in vista del Consiglio dei ministri di domani spunta una nuova sanatoria fiscale. È la dodicesima del governo gialloverde che, con tutto il pacchetto di misure presentato da Tria per rilanciare la crescita, attende ora il via libera del Consiglio dei ministri. Un pacchetto di misure che oggi tornerà al centro del confronto tra i tecnici del Mef e il resto del Governo. Nella riunione di ieri è salita la tensione tra più di un ministero a guida M5S e i tecnici di Tria, soprattutto su norme rimaste fuori dallo schema di decreto.
Si tratta di un ampliamento della terza rottamazione delle cartelle, ora in corso, che grazie alla nuova norma (articolo 14-bis nella bozza in attesa di numerazione definitiva) si potrà estendere anche alle multe e alle imposte locali nei Comuni che non hanno affidato la raccolta delle entrate a Equitalia, ora agenzia delle Entrate-Riscossione. La platea dei Comuni interessati viaggia intorno ai 5mila, il 60% dei municipi italiani. I consigli comunali avranno 60 giorni per decidere se aderire. E saranno i contribuenti a doversi orientare nel dedalo delle delibere. Anche se in molti Comuni la comunicazione non mancherà. La nuova rottamazione arriva all’inizio della campagna elettorale per le amministrative che a fine maggio rinnoveranno quasi 3.900 Comuni; e offre alle giunte uscenti un ottimo argomento da mettere sul piatto.

Già, perché nel caos strutturale che domina il fisco locale nulla è facile. E spesso inciampa anche il legislatore. È stato del resto un infortunio, nel collegato fiscale di ottobre, a chiudere le porte della sanatoria ai contribuenti che ora vedono arrivare all’improvviso la nuova chance.  In sintesi, la riscossione locale è divisa in due famiglie. La riscossione coattiva di Imu, Tari, multe e così via, che scatta quando il contribuente non si presenta da solo alla cassa, può essere stata affidata all’agente nazionale della riscossione, cioè Equitalia nelle varie denominazioni che ha cambiato nel tempo, oppure è svolta dal Comune con mezzi propri, società in house e concessionari privati. Nel primo caso, al debitore ritardatario viene recapitata la classica cartella, con i debiti iscritti a «ruolo», e la possibilità di rottamarlo scatta automatica quando arrivano le sanatorie nazionali. Nel secondo, i 5mila Comuni appunto, la riscossione si fa con «ingiunzione», un meccanismo istituito da un Regio decreto del 2010. E la rottamazione è possibile solo se lo decide l’ente, a patto che una regola nazionale glielo permetta. La rottamazione-ter inserita a ottobre nel decreto fiscale si era dimenticata questo passaggio. O meglio un emendamento targato M5S della senatrice Bottici era pronto, ma è poi saltato in commissione Finanze. Ma una nuova chance a un condono non si nega mai. Ed eccola servita con il provvedimento incaricato di rivitalizzare la stentata congiuntura italiana.
La novità, si diceva, può interessare circa 5mila Comuni, quelli che appartengono alla “famiglia” dell’ingiunzione. Ma siccome nel fisco locale nulla è lineare, c’è un’altra variabile. In linea con la rottamazione nazionale, la nuova sanatoria è ad amplissima gittata, può interessare le ingiunzioni arrivate a casa dei contribuenti tra il 2000 e il 2017. Ma nel tempo le famiglie sono cambiate, e un Comune può aver fatto ingiunzioni per una serie di anni e «ruoli» (Equitalia) per altri periodi. A Milano, per esempio, Equitalia ha “perso” la tassa rifiuti a fine 2012, l’Ici/Imu un anno dopo ed è definitivamente uscita di scena nel 2014. A Roma la riscossione è da sempre affidata a società in house, a Bologna ha abbandonato Equitalia nel 2011 mentre Napoli, nonostante molti tentativi di ripensamento, è rimasta fedele all’agente nazionale della riscossione.

Per un contribuente medio, orientarsi in questo labirinto è impossibile. La norma prevede quindi due obblighi per i Comuni. Entro 60 giorni dall’entrata in vigore delle norme bisognerà approvare la delibera in consiglio comunale, decidendo quali entrate e per quali anni permettere la rottamazione all’interno del pacchetto completo proposto dalla legge nazionale. Ed entro un mese dalla delibera dovranno comunicare sul proprio sito istituzionale le loro decisioni, in cui si specificano anche il calendario e le modalità per aderire alla rottamazione e pagare le rate. Anche queste, variabili da Comune a Comune.


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