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Sempre meno dipendenti pubblici, il conto annuale 2017 conferma un trend decennale
Un confronto tra le spese a bilancio per il pubblico impiego. I dati di oltre 12mila istituzioni pubbliche

di ALESSANDRO VITIELLO (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesis s.r.l.

Al 31 dicembre 2017 sono 3.243.435 i dipendenti pubblici, in lieve diminuzione rispetto al 2016, dei quali poco più di tre milioni sono considerati «stabili». Costano complessivamente 160,105 miliardi, con i tre comparti Scuola, Sanità e Regioni e autonomie locali responsabili rispettivamente del 26,42, il 24,19 e l’11,49% della spesa. Guadagnano mediamente 34.491 euro lordi all’anno, con differenze anche molto marcate, che vanno dai 28.440 euro medi dei dipendenti della Scuola fino ai 137.294 euro di chi ha intrapreso la carriera diplomatica. Questi i numeri più significativi e in discesa costante da diversi anni, fatta eccezione per le retribuzioni e per il costo complessivo solo per il 2017 (sebbene non definitivi in quanto suscettibili di essere costretti e/o integrati nel prossimo biennio), dell’ultimo conto annuale del pubblico impiego da ieri on line sul sito della Ragioneria generale dello Stato sui dati relativi al 2017. Rilevazione, ricordiamo, che da 18 anni coinvolge la quasi totalità delle pubbliche amministrazioni (in base al d.lgs. 165/2001) e che ha un’importanza fondamentale, perché consente a istituzioni come la Corte dei conti, l’Aran o il ministero dell’Interno di elaborare relazioni, referti e altri calcoli necessari al buon andamento delle finanze pubbliche. Il conto annuale, infatti, serve per esempio alla Corte dei conti per predisporre il referto sul costo del lavoro da presentare al Parlamento, al Governo per valutare gli oneri dei contratti e degli incrementi retributivi del personale, al Parlamento e all’Aran per le rispettive relazioni tecniche a supporto di provvedimenti legislativi e/o di contratti collettivi di lavoro, al ministero dell’Interno per il censimento degli enti locali.

Le amministrazioni coinvolte
Nel 2017 sono state coinvolte 10.360 istituzioni pubbliche per le quali l’invio dei dati è obbligatorio, facendo la rilevazione parte dei flussi informativi del Sistema statistico nazionale. A queste, poi, bisogna aggiungerne altre aggiuntesi negli ultimi anni facendo lievitare il numero dei modelli attesi a via XX Settembre fino a 12.314. Al 26 novembre 2018 di questi ne mancano solo 54, di conseguenza il 98,7% delle amministrazioni coinvolte nella rilevazione hanno inviato i dati.
Il 30% degli enti che non hanno inviato i dati sono Comuni (20), per lo più piccoli o piccolissimi. Al di là delle ridotte capacità di alcune amministrazioni di ridottissime dimensioni, va comunque considerato che su 12.314 enti partecipanti alla rilevazione i Comuni sono oltre 8mila, quini più o meno un terzo. Gli altri sono soprattutto enti che spesso non hanno dipendenti. Spiccano, tuttavia, la Provincia di Siracusa e il Consiglio superiore della magistratura, che non ha mai inviato il conto annuale dal momento della sua completa autonomia amministrativa dal ministero della Giustizia. In tali enti, comunque, sono occupate meno di mille unità di personale.

L’occupazione  
Premesso che gli occupati sono concentrati per oltre due terzi nei tre grandi comparti Scuola (34,7%), Sanità (19,9%) e Regioni e autonomie locali (13,4%), che sommati al personale della Difesa arrivano a rappresentare l’83% di tutto il pubblico impiego (in ministeri e università lavorano solo il 4,6 e il 2,9% dei dipendenti pubblici), le variazioni registrate in quest’ultimo conto annuale riguardano soprattutto il personale scolastico, che aumenta dello 0,7%, mentre diminuisce quello sanitario dello 0,44 per cento, portando i dipendenti delle pubbliche amministrazioni italiane a quota 3.243.435. Un numero che dal 2008 è in costante diminuzione e che vale una riduzione pari al 5,6% del valore registrato nel 2008. Al netto dell’apporto degli enti acquisiti solo di recente nella rilevazione, il calo è del 7,5%, cioé 257.661 unità.
Il numero dei dipendenti pubblici assunti con contratto a tempo indeterminato è rimasto sostanzialmente invariato nel 2015 (solo 95 impiegati in più), mentre è lievemente cresciuto nel 2016, con 945 neo assunti, pari allo 0,03% dei dipendenti pubblici.
Relativamente alla dinamica della spesa va detto che nonostante sia venuto meno il blocco delle assunzioni per quasi tutti i comparti, il protrarsi dei vincoli nei due grandi comparti del Servizio sanitario e delle Regioni e autonomie locali il costo del personale ha continuato a contrarsi pure nel 2017, anche per merito dei piani di rientro cui sono sottoposte alcune Regioni.
Nel confronto con gli altri tre grandi Paesi europei, Germania, Francia e Regno Unito (ancora per poco), infine, noi italiani spendiamo molto meno per il pubblico impiego.


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