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"Basta il sindaco con più poteri e staff adeguato"
i vantaggi e i limiti dell'azione dei commissari straordinari: intervista al senatore Luigi Zanda

di GIORGIO SANTILLI (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

«Il Giubileo è stato un caso di successo di ricorso a un commissario straordinario anzitutto perché i poteri eccezionali furono affidati all’autorità naturale, il sindaco di Roma, Francesco Rutelli, che li svolse in modo impeccabile. La mossa giusta fu quella di costituire, alle dipendenze del sindaco-commissario, una Agenzia per il Giubileo che ha lasciato intatte le funzioni degli organi pubblici, statali, regionali, comunali, ma ha svolto una fondamentale assistenza tecnica di stimolo, di coordinamento e di controllo». Luigi Zanda, oggi senatore Pd, appena nominato tesoriere del partito da Nicola Zingaretti, ebbe un ruolo decisivo in quel successo come presidente dell’Autorità per il Giubileo ed è una delle persone oggi qualificate a parlare dei vantaggi e dei limiti dell’azione di commissari straordinari. «Mi pare – dice – che il caso di Genova richiami in modo stretto quello dello del Giubileo e penso che possa essere destinato allo stesso buon risultato. Fondamentale è che il sindaco si avvalga delle strutture tecniche del comune».

Ci sono differenze fra oggi e allora, senatore Zanda?

La grande differenza degli ultimi 25 anni è in una profonda decadenza della istituzione Stato e quindi anche dei corpi tecnici statali. In fondo il procuratore della Repubblica di Genova mi pare abbia colto nel segno quando ha detto, dopo il crollo di Ponte Morandi, che lo Stato aveva abdicato alla funzione di controllo. Ben oltre il caso specifico mi pare parlasse di un’assenza di qualità nell’attività dello Stato e di capovolgimento di ruoli con il privato, di strutture prive di capacità tecnica e forza contrattuale.

Cosa pensa delle proposte di questi giorni di istituire nuovi commissari per sbloccare le infrastrutture?

In alcuni casi di effettiva emergenza, come terremoti o alluvioni, i commissari sono assolutamente necessari. In altri casi di eventi circoscritti, con tempi contingentati, come Olimpiadi, campionati di calcio o anche come fu per il Giubileo, i commissari sono utili per dare un punto di coordinamento alle diverse strutture amministrative competenti, a condizione, come dicevo, che siano coinvolte strutture tecniche pubbliche di qualità. Nel caso delle opere pubbliche, la responsabilità dovrebbe ricadere, in via ordinaria, sulle stazioni appaltanti competenti. L’Italia ha costruito opere pubbliche gigantesche, penso alla rete autostradale, senza bisogno di commissari. Oggi la carenza che un commissario può supplire è proprio l’assenza di apparati tecnici adeguati. In questo caso un commissario, che possa utilizzare strutture tecniche di qualità, può avere una funzione. Il caso che facevamo di Genova mi pare adeguato.

Se questo è il problema, vede anche l’ipotesi di un supercommissario nazionale alle infrastrutture?

C’è il tema di uno Stato che deve dotarsi nuovamente di strutture tecniche per superare l’impoverimento di questi anni. Ma se noi pensassimo a un commissario unico nazionale per le infrastrutture staremmo, di fatto, sconfessando il lavoro del ministro delle Infrastrutture. Spetterebbe a lui dare impulso e svolgere una funzione di coordinamento, direzione e stimolo che oggi appare in effetti molto carente.


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