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Codice della strada, primo sì alla riforma che apre ai veicoli a guida autonoma
Lo schema di disegno di legge delega approvato ieri a Palazzo Chigi prevede che il Governo emani entro 18 mesi un nuovo codice

di MAURIZIO CAPRINO (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

La riforma del Codice della strada si giocherà in parallelo su due tavoli: il disegno di legge delega varato ieri dal Consiglio dei ministri e le proposte presentate da vari deputati nei mesi scorsi alla Camera. Lo hanno chiarito due note, una del Ministero delle Infrastrutture e l’altra del gruppo M5S alla Camera. Quindi, restano “in corsa” alcune parti di queste ultime che avevano attirato l’attenzione mediatica due settimane fa, come la possibilità di circolare contromano per le biciclette e di andare a 150 all’ora in autostrada. Ma è difficile prevedere quale sarà il risultato finale: occorrerà vedere come tutti questi elementi potranno combinarsi. E non si può escludere che addirittura alla fine non se ne faccia nulla: operazioni così vaste richiedono ampi accordi politici. Non sarebbe la prima volta che una riforma del Codice resta sulla carta: di solito, se ne presenta una in ogni legislatura, ma l’ultima arrivata realmente al traguardo (e non era nemmeno una riforma vera e propria, ma una serie corposa di modifiche) risale al 2010 (legge 120).

Lo schema di disegno di legge delega approvato ieri a Palazzo Chigi prevede che il Governo emani entro 18 mesi un nuovo Codice, basato su criteri non dissimili da quelli visti nelle scorse legislature: sicurezza, revisione del sistema sanzionatorio per riordinarlo e inasprire il trattamento delle infrazioni più gravi, ampliamento dei casi in cui sono ammessi controlli totalmente automatici, ecologia, semplificazione, adeguamento alle direttive europee. Una novità è il fatto che, entro un anno dall’entrata in vigore del nuovo Codice, il Governo è autorizzato a emanare non solo i consueti correttivi, ma anche altri decreti legislativi su materie particolari come segnaletica, veicoli (modifiche meccaniche, revisioni, targatura eccetera), trasporti eccezionali (compresi sistemi automatici di rilevamento del sovraccarico, per evitare crolli di ponti e cavalcavia), circolazione con neve e ghiaccio (oggi c’è solo una direttiva ministeriale), riclassificazione e uso delle macchine agricole e operatrici e norme di costruzione e classificazione delle strade. Quest’ultimo punto potrebbe diventare strategico per stabilire regole particolari (anche limiti di velocità) sulle strade che stanno per essere attrezzate per i veicoli a guida autonoma e comunque per assistere metro per metro anche i conducenti (smart road). Previsto anche un Dlgs sui veicoli atipici (potrebbero trovare qui una collocazione i nuovi micromezzi per la mobilità individuale diffusi ma oggi fuorilegge, come monopattini elettrici, hoverboard e affini) e storici (da anni in attesa di un riordino su materie delicate come revisioni e possibilità di circolare nelle aree con limitazioni al traffico per ragioni ambientali). Dopo due ulteriori anni da questi provvedimenti che seguiranno la riforma, lo schema di disegno di legge approvato ieri prevede altre disposizioni di semplificazione. Tra esse anche la «dematerializzazione» dei documenti, che però contrasta con le attuali norme europee in base alle quali le carte di circolazione e le patenti devono ancora essere cartacee.

Un altro potenziale profilo di contrasto è nella parte che riguarda le «caratteristiche costruttive e di equipaggiamento» dei veicoli, materia anch’essa di competenza Ue. Per quello che riguarda la sicurezza, molto si gioca sugli utenti deboli (pedoni, ciclisti, disabili, anziani). In questa categoria, secondo una delle proposte presentate alla Camera, dovrebbero essere aggiunti anche i guidatori di moto, motorini e altri veicoli aperti a due o tre ruote. Dovrebbero arrivare inasprimenti delle sanzioni per chi commette infrazioni che mettano particolarmente a rischio gli utenti deboli.


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