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Per la videosorveglianza nei Comuni un tesoretto da 45 milioni da spendere nel 2019
Nuove risorse destinate dallo Stato ai Comuni (legge 12/2019)

di PAOLO CANAPARO (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

A rafforzare il controllo del territorio e contrastare efficacemente i fenomeni di criminalità diffusa e predatoria, nuove risorse sono state destinate dallo Stato ai Comuni per installare apparecchi di videosorveglianza. Attraverso due operazioni: lo scorrimento della graduatoria degli enti messi al cofinanziamento con il bando 2017-2019 e i nuovi avvisi nel triennio 2020-2022 per distribuire gli ottanta milioni stanziati con il Decreto Sicurezza. Il tutto nell’ambito dei patti per la sicurezza urbana disciplinati dal Dl 14/2017, che sottoscritti da prefetto e sindaco individuano gli interventi specifici per il territorio, pur nel rispetto di linee guida adottate in Conferenza Stato-città e autonomie locali.

Le risorse già assegnate
I primi 37 milioni di finanziamento statale per l’installazione di sistemi di videosorveglianza da parte dei Comuni furono previsti nel Dl 14/2017 (di cui 7 milioni per il 2017 e 15 milioni per ciascuno degli anni 2018 e 2019). Tale autorizzazione di spesa per il cofinanziamento di progetti locali è stata incrementata di 90 milioni, di cui 10 per il 2019, 17 per il 2020, 27 per il 2021 e 36 milioni per il 2011. Con il nuovo stanziamento previsto dalla legge 12/2019 (di conversione del Dl 135/2018) i fondi per il 2019 sono stati ulteriormente incrementati di 20 milioni con risorse tratte dal Fondo per il federalismo amministrativo del ministero dell’Interno, così che per il 2019 l’importo complessivo a disposizione dei Comuni è 45 milioni. Tale ulteriore finanziamento è destinato allo scorrimento della graduatoria già approvata del bando 2017-2019, che ha premiato i primi 429 Comuni (2.246 le richieste), che dovevano dimostrare anche di disporre ulteriori risorse per la manutenzione degli impianti. I progetti sono stati ammessi a finanziamento secondo l’ordine della graduatoria definitiva e fino a concorrenza della disponibilità delle risorse finanziarie previste. La graduatoria finale cofinanzia molti piccoli Comuni (nove con meno di 5mila abitanti occupano le prime posizioni), e questo va nella direzione di garantire sicurezza non solo nelle realtà più complesse. I finanziamenti, non ammessi per sostituire sistemi già realizzati, sono stati assegnati su progetti approvati dai comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza, in base a parametri come l’indice di delittuosità della Provincia e del Comune, l’incidenza dei fenomeni di criminalità diffusa registrati nell’area urbana da sottoporre a videosorveglianza, la popolazione residente, l’mmontare del cofinanziamento del Comune.

Lo scorrimento con i 20 milioni del decreto
Semplificazioni consentirà di ammettere al finanziamento altri 216 progetti collocati in graduatoria, tra i quali quelli presentati dai Comuni capoluogo di Alessandria, Asti, Catania, Como, Fermo, Firenze, Foggia, Genova, Gorizia, Grosseto, Pescara, Prato, Treviso. La presentazione di nuove progettualità Le risorse previste per gli anni 2020, 2021 e 2022 dal decreto sicurezza verranno ripartite sulla base di nuovi bandi, permettendo in tal modo ad altri Comuni di presentare domanda di accesso al finanziamento. In particolare, le modalità per la presentazione delle domande e per il riparto delle risorse destinate al finanziamento saranno definite dal Ministro dell’interno, con proprio decreto, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da adottarsi entro il 31 marzo di ciascun anno di riferimento. L’obiettivo è quello di cofinanziare nuove progettualità locali corrispondenti ad esigenze di tutela della sicurezza urbana, promuovendo la più efficace prevenzione nei grandi centri così come in quelli più piccoli. La videosorveglianza costituisce lo strumento per una azione di controllo da realizzare nelle zone di maggiore rischio per disincentivare fenomeni di degrado, vandalismo, spaccio e per monitorare meglio le aree frequentate quotidianamente dalle fasce della popolazione più esposte. Ovviamente i sistemi di videosorveglianza possono essere impiegati unicamente per il perseguimento dei fini istituzionali propri dell’Ente e nel rispetto dei principi fondamentali dettati dal Codice e dal Garante della privacy, a garanzia della legalità e della riservatezza. La proliferazione delle telecamere non è affatto vietata dal nostro ordinamento giuridico, ma deve sempre rispondere ad invalicabili diritti fondamentali e corrispondenti limiti per gli enti locali, atti a prevenire il rischio di un impiego distorto, e, perciò, illecito, per fini privatistici, o, comunque, diversi da quelli previsti dalla legge


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