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Pensioni, liquidazioni detassate per quasi 900mila statali
Il decreto arriva in Gazzetta. Ipotizzata l’erogazione del Tfs agevolato per 457mila lavoratori fino al 2021 e altri 439mila negli anni successivi. Pace contributiva per 8.700 dipendenti e 1.800 autonomi in tre anni

di DAVIDE COLOMBO e MARCO ROGARI (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Pace contributiva per 10.500 lavoratori, di cui 1.800 «autonomi», per i prossimi tre anni. E liquidazioni detassate per i pensionamenti di 896mila statali: 457mila sempre fino al 2021, ma partendo da quelle collegate a cessazione di rapporto di lavoro datate 2018, e altre 439mila negli anni successivi (compresi quelli seguenti al 2026). Le stime sono contenute nell’allegato tecnico al maxi-decreto su pensioni e reddito di cittadinanza, atteso lunedì in «Gazzetta ufficiale» dopo la controfirma del capo dello Stato.
Per la cosiddetta “pace contributiva” non è dunque ipotizzato un boom di adesioni. Anche perché, come si legge nella relazione tecnica, «per le caratteristiche dei potenziali beneficiari l’operazione non è propedeutica per conseguire pensioni di vecchiaia». La misura, introdotta in via sperimentale per il triennio 2019-2021, offre la possibilità a lavoratori dipendenti (privati e pubblici) e “autonomi” in attività dal 1° gennaio 1996 di riscattare in tutto o in parte i periodi non coperti da contribuzione obbligatoria, volontaria o figurativa per un periodo massimo di cinque anni anche non continuativi. Il riscatto può essere esercitato facendo leva su un meccanismo di rate mensili (fino a 60) per un importo minimo di 30 euro. Per gli “under 45” è poi previsto un riscatto agevolato della laurea.

Diversa la situazione sul versante del pensionamento degli statali. L’anticipo con prestito bancario sulla base di una convenzione con l’Abi riguarda tutte le uscite nel pubblico impiego e non solo quelle con «quota 100». La detassazione del Tfs servirà per compensare gli interessi che dovranno essere versati dai lavoratori agli istituti di credito per il finanziamento. E scatterà sotto forma di riduzione di 1,5 punti percentuali dell’aliquota Irpef per ogni annualità che intercorre tra la cessazione del servizio e il pagamento effettivo della liquidazione fino a un massimo di 7,5 punti percentuali decorsi sessanta mesi dalla conclusione del rapporto di lavoro. Con una sola eccezione: per chi ha optato per il pensionamento nel 2018 l’aliquota scende dell’1,5% a prescindere dalle annualità intercorse tra l’uscita dal lavoro e l’erogazione del Tfs. Il tutto entro un “tetto” di 50mila euro d’imponibile oltre il quale si applica la tassazione piena.
La relazione tecnica, partendo da un importo medio pro-capite di Tfs di circa 76mila euro, stima una platea di soggetti interessati di 66mila statali per il 2018 e, rispettivamente, di 158mila nel 2019, 118mila nel 2020 e 115mila nel 2021, anno in cui si concluderà la sperimentazione di «quota 100». Ma chi avrà maturato i requisiti nel prossimo triennio potrà esercitare anche successivamente il diritto al pensionamento anticipato (v. Il Sole 24 Ore del 25 gennaio). In tutto 457mila dipendenti pubblici ai quali erogare la liquidazione, ai quali se ne dovrebbero aggiungere altri 439mila negli anni seguenti, compresi quelli successivi al 2026.

Quanto al complesso di nuovi pensionamenti attesi nei prossimi dieci anni, il Governo stima per il periodo 2019-2028 oltre 2,5 milioni di nuove uscite anticipate, 2,3 milioni delle quali con la «quota 100» (almeno 62 anni di età e 38 di contribuzione) introdotta dal decreto e con il canale esclusivamente “contributivo”, che, a prescindere dall’età anagrafica, consente di accedere alla pensione di anzianità con 42 anni e 10 mesi di versamenti per gli uomini e 41 anni e 1o mesi per le donne senza adeguamenti alla speranza di vita fino al 2026. Le uscite stimate con Opzione donna sono quasi 83mila, 42mila quelle attraverso la proroga dell’Ape sociale e più di 74mila con la sospensione per sette anni dell’incremento legato alla speranza di vita per la pensione dei lavoratori precoci. Il numero dei pensionati di cittadinanza resta un’incognita, visto che nelle ultime versioni della relazione tecnica non se ne fa cenno.


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