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Rinnovo contratti Pubblico Impiego: la grande rincorsa
Accordi da chiudere entro Natale, con l’aumento in busta paga previsto per i primi mesi del 2018: tutti i dubbi degli amministratori locali

Il tempo scorre e le trattative sui rinnovi contrattuali del Pubblico Impiego con il rintocco delle lancette che segnano l’ora della tornata elettorale che si fa sempre più assordante (“election day” previsto, con grandissima probabilità per il prossimo mese di marzo). Come segnalato dal Sole24Ore di ieri, politica e sindacati hanno lo sguardo fisso su un obiettivo comune: chiudere gli accordi entro Natale, almeno per i comparti più grandi, per far arrivare i soldi in busta paga ai dipendenti in tempo per l’appuntamento elettorale di primavera.

Rinnovo contratti Pubblico Impiego e Manovra 2018

Nel frattempo le questioni del Pubblico Impiego continuano ad assumere influenza anche sul confronto in merito alla Manovra 2018: il testo approvato dal Governo, oltre a completare il finanziamento dei nuovi contratti, apre le porte a 12mila assunzioni in varie amministrazioni, ma negli emendamenti ministeriali sono piovute nuove richieste di rafforzamento degli organici che costerebbero intorno ai 200 milioni.
Sindaci e Presidenti di Regione, poi, premono per essere aiutati a finanziare gli 1,6 miliardi abbondanti di costi per i nuovi contratti dei “loro” dipendenti. Il tutto mentre l’ampliamento del turn over negli Enti locali, deciso 6 mesi fa attraverso la manovrina correttiva, e l’avvio della maxi-staffetta generazionale prodotta dai pensionamenti mettono in calendario per l’anno prossimo almeno 80mila nuovi ingressi nella PA.
In relazione a ciò assumono rilievo le dichiarazioni di Umberto Di Primio, delegato Anci al Personale e Presidente del Comitato di settore Autonomie locali: “Il più importante elemento di novità in materia di Personale in questa Legge di Bilancio per l’anno 2018 riguarda il rinnovo dei contratti collettivi di lavoro dei dipendenti pubblici, che, lo ricordo, sono fermi ormai da quasi dieci anni. Oltre al fondamentale aspetto retributivo, ci aspettiamo che il rinnovo del CCNL costituisca l’occasione per una necessaria semplificazione di regole, per superare tutte le stratificazioni che si sono generate in questi anni. In questo modo il confronto sulla contrattazione decentrata tra le singole amministrazioni e i sindacati si potrà svolgere su basi più solide già nel 2018. “Come Comitato di settore – ha proseguito Di Primio – abbiamo dato una direttiva molto chiara all’ARAN in questo senso: ora è necessario procedere celermente al rinnovo del contratto nazionale. Resta il nodo delle risorse, che deve essere sciolto con la legge di bilancio. Se i Comuni hanno subito negli anni i maggiori tagli ai trasferimenti e continuano oggi ancora a subire il blocco della leva fiscale, è necessario consentire almeno la possibilità di utilizzare, in deroga alle norme della contabilità armonizzata, gli accantonamenti del fondo pluriennale vincolato per una misura capace di coprire gli oneri.Questa può essere una soluzione utile per la maggior parte dei Comuni, resta l’esigenza di un trasferimento erariale in favore dei Comuni che consenta di liberare le risorse per onorare i contratti.
“Noi lo chiediamo perché vogliamo con forza – ha concluso Di Primio – riconoscere gli aumenti contrattuali ai nostri dipendenti e vogliamo farlo al più presto, per questo il mio appello al Parlamento è costruttivo e collaborativo: dateci la possibilità di onorare l’impegno con i nostri dipendenti”.

I riflessi sugli Enti locali

Oltre 3 milioni di dipendenti pubblici attendono: per loro il rinnovo dei contratti bloccati dal 2010 significa anche l’arrivo di un’una tantum alimentata dagli arretrati. Si tratta di circa 581 euro medi a testa, che saranno accreditati nel primo stipendio utile dopo la firma dei contratti.
Le direttive all’ARAN tornano inoltre a chiedere di dividere gli aumenti fra tabellare e fondi accessori, ma per gli arretrati l’impresa pare complicata. Per riuscire nell’impresa di portare far scattare gli aumenti prima delle urne, il tempo per il confronto è limitato alle prossime 3-4 settimane, perché prima della firma finale i contratti dovranno passare l’esame del ministero dell’Economia e della Corte dei conti.
I costi lordi dell’operazione sui contratti oltrepassano i 5 miliardi all’anno, e preoccupano soprattutto gli amministratori locali poiché il costo dei contratti si aggiunge a quello delle assunzioni rese possibile dal turn over ampliato solo pochi mesi fa. Sempre negli enti territoriali si concentrerà infine la maggioranza delle 50mila stabilizzazioni messe in programma dal piano straordinario triennale della riforma del pubblico impiego, la cui circolare attuativa è stata firmata la scorsa settimana (consultabile qui).


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