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Legge Piccoli Comuni: l’inizio di un percorso
I Piccoli Comuni come grande patrimonio e grande ricchezza: linee programmatiche (dettate dall’ANCI) per il futuro immediato

La legge sui Piccoli Comuni (legge 6 ottobre 2017 n. 158) non può rappresentare il traguardo finale, bensì il punto di partenza che segna l’inizio di un percorso. “Nel testo approvato ci sono le agevolazioni per garantire il presidio degli uffici postali, c’è il sostegno alla banda ultralarga, all’acquisizione di case cantoniere e stazioni ferroviarie e anche fondi per scuole, strade, e tutela del territorio. Bene, ma serve di più”. Il presidente dell’ANCI Antonio Decaro ha parlato in questo modo durante l’incontro di Volpedo, in provincia di Alessandria, lunedì scorso, presso la Società di Mutuo Soccorso, davanti al premier Paolo Gentiloni e a circa 250 sindaci di Comuni con meno di 5mila abitanti, arrivati nel borgo che diede i natali al pittore del “Quarto Stato” Giuseppe Pellizza.

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ANCI: “Siamo all’inizio di un percorso, ma ai Piccoli Comuni serve di più”

Un appuntamento fortemente voluto anche dal sindaco della cittadina, Giancarlo Caldone, e dal deputato primo firmatario della proposta di legge sui Piccoli Comuni, Ermete Realacci: “Abbiamo festeggiato con il premier Gentiloni e il presidente dell’ANCI Decaro – spiega il parlamentare – la legge sui Piccoli Comuni. Per  un’idea di Italia orgogliosa, che non costruisce muri e che guarda al futuro puntando sull’identità, sullo sviluppo sostenibile, sulla coesione”.
È stato poi lo stesso premier a ribadire che i Piccoli Comuni “sono il sistema nervoso su cui si basa l’Italia e solo investendo su questo sistema l’Italia può essere all’altezza della sua tradizione e reggere la competizione nel mondo. Dobbiamo essere consapevoli che se lavoriamo bene, se questa legge ci apre davvero una strada sulla quale possiamo progredire, di questa  straordinaria realtà delle ‘mille patrie’, come la definì Carlo Levi, possiamo fare una ricchezza”.
Il punto dal quale ripartire è chiaro, secondo l’Associazione dei Comuni, e Antonio Decaro lo illustra così: “Fermare lo spopolamento costa? Sicuramente sì, costa in termini di risorse e di impegno. Ma, signor presidente, costano al nostro Paese molto di più il dissesto idrogeologico e i disagi sociali che lo spopolamento può provocare. Lo spopolamento non è una sorte ineluttabile, se ciascuno di noi fa la propria parte, lavorando a una concreta ‘Agenda del controesodo’. Non un libro dei sogni, ma un programma con risorse adeguate. Alcune le abbiamo trovate nella Legge di Bilancio, per le aree degradate e per i Piccoli Comuni. Urge poi una modifica della legge sulle gestioni associate che ne cancelli l’obbligo e ne incentivi la volontarietà”.

Da cosa transita il rilancio

Per invertire la rotta si può partire da quello che si ha a disposizione. Che non è poco. “Il rilancio – aggiunge il numero uno dell’ANCI – passa da quello che i Piccoli Comuni possiedono. Il 75% figura tra i borghi più belli d’Italia e nel 95% è presente un prodotto con marchio Dop, della denominazione di origine protetta. Ecco, ripartiamo da qui. I Piccoli Comuni sono un grande patrimonio e una grande ricchezza. L’Italia che ha nella sua pluralità, nella varietà del suo patrimonio, dei suoi meravigliosi borghi, le matrici originali della propria identità, può farcela. Perché se celebri poeti, scrittori e viaggiatori come Dante, Goethe e Stendhal, hanno definito l’Italia il giardino d’Europa, lo hanno fatto anche per le bellezze artistiche e paesaggistiche dei nostri borghi”.


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