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Nota sulle economie territoriali
Lo studio della Confcommercio analizza la situazione in Italia

Nell’Italia meridionale il Pil pro capite è pari al 53% di quello del Nord-ovest, valore ancora inferiore a quanto registrato nel ’95 (54,5%): l’Italia è sempre spezzata in due dal punto di vista economico. A rilevarlo è la Confcommercio attraverso il proprio rapporto sulle economie territoriali. La stessa ripresa economica si sta consolidando più al Centro-nord che nell’Italia meridionale. Quindi c’è ancora da stare attenti sulla continuità di una fase positiva che si sta ancora consolidando e che “è ancora avvolta da molte incertezze. L’impulso a fidarsi poco dei risultati congiunturali nasce dalla scarsa intensità dell’attuale ripresa: essa appare meno vigorosa sia rispetto alle precedenti analoghe fasi cicliche italiane quanto, soprattutto, nel confronto internazionale”.
All’interno della “Nota sulle economie territoriali” della Confcommercio si evidenzia come la crisi economica abbia evidenziato i problemi, anche di riassetto istituzionale e quindi non solo economico, che erano già presenti nella differenziazione tra le diverse aree del Paese.

Le criticità per gli Enti decentrati

“Declinando la ripresa sulle economie territoriali – prosegue nel Rapporto – si aggiunge un fattore di grave fragilità, in relazione alla situazione di limbo istituzionale in cui si trovano gli enti decentrati dopo la bocciatura del referendum costituzionale dello scorso dicembre. Il deficit, in realtà, riguarda più la sostanza che la forma istituzionale. Le prospettive del federalismo in termini di competenze, capacità di spesa e potestà impositiva appaiono generalmente ridotte rispetto al passato e, comunque, confuse, se apprezzate in una logica (mancante) di strategia di lungo termine”.
“Attualmente – spiega l’associazione – l’impressione è di una passività di Regioni ed Enti locali rispetto a una tendenza alla ricentralizzazione della fiscalità prima ancora che delle funzioni pubbliche. Pure non condividendo la tesi di chi sostiene che maggiore spesa pubblica, magari in investimenti, sia l’unica soluzione alla crescente divaricazione regionale cui si assiste, confermata oggi nonostante qualche recente segnale di ripresa del Sud, non si può trascurare di rilevare come manchi un progetto di riduzione dei gap infrastrutturali tra le diverse regioni italiane. È irrinunciabile che su questo punto, anche cogliendo l’occasione della prossima lunga campagna elettorale, la politica e le istituzioni si pronuncino con chiarezza”.

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