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Beni confiscati utilizzati per l’emergenza abitativa: le valutazioni dell’ANCI
Decaro: “Molti Comuni li hanno assegnati ma emerge costantemente il problema ristrutturazioni per l’abitabilità”

Utilizzare i beni confiscati alla criminalità organizzata per affrontare l’emergenza abitativa si configura come “una possibilità che molti Comuni, compreso il mio, hanno già adottato in deroga alla previsione di assegnarli ad associazioni che operano a fini sociali”. Ma il problema è che spesso questo edifici “hanno bisogno di lavori di ristrutturazione per essere abitabili”. Ad affermarlo è presidente dell’ANCI (e sindaco di Bari), Antonio Decaro, ai microfoni di Radio Anch’io su Radio1 parlando di sgomberi, di emergenza abitativa e delle possibili soluzioni al centro del dibattito di questi giorni. “Se devo affidare un immobile confiscato a un’associazione posso mettere nel verbale di consegna che l’associazione sosterrà alcune spese i per ottenere l’agibilità. Non potrei chiedere lo stesso sforzo a un nucleo familiare in difficoltà”.

Emergenza abitativa; 3 tipologie

Il numero uno dell’ANCI ha poi elencato tre tipologie di cittadini in emergenza abitativa: ex migranti, cioè cittadini che hanno ottenuto il permesso di soggiorno o lo status di rifugiato ed escono dal sistema di accoglienza pubblico, residenti che per morosità incolpevole non possono più pagare l’affitto o il mutuo e i senza fissa dimora.  Per dare risposte a queste esigenze occorre collaborazione tra istituzioni. “Un Comune non può fare da solo un piano casa; i piani casa sono nelle mani delle Regioni che, con risorse statali, finanziano le agenzie regionali o comunali per la casa affinché costruiscano alloggi sociali”. Decaro si definisce assolutamente contrario all’occupazione di immobili. “Non si può occupare un immobile pubblico o privato e sottrarlo al legittimo proprietario. Poi però è anche vero che un sindaco deve fare i conti con quello che accade nella sua città, con le difficoltà di chi perdendo il lavoro non riesce più a pagare l’affitto o il mutuo, con i senza fissa dimora che dormono nei vagoni dei treni o nei sottoscala degli ospedali.

Un problema risalente nel tempo: l’azione dei sindaci

Tornando infine sull’incontro di ieri sul tema, al Viminale, Decaro si è definito soddisfatto dell’interlocuzione avviata: “Questa emergenza non è nata dieci giorni fa. Di emergenza abitativa da anni i sindaci si occupano in solitudine”. La vicenda di Roma, “uno sgombero con idranti che dimostra che qualcosa nelle relazioni tra istituzioni non ha funzionato” ha richiamato l’attenzione sul fenomeno. “Per fortuna ogni giorno – ha concluso Decaro – ci sono sgomberi più o meno gravi, che vengono fatti con gli attori istituzionali tutti seduti allo stesso tavolo: la prefettura, la magistratura, le forze dell’ ordine e il Comune attraverso gli uffici del patrimonio e gli assistenti sociali”.


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