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ANCI: “Non scaricare sui Comuni le procedure per i vaccini”
Decaro: “La strada per l'applicazione della legge sui vaccini obbligatori può essere molto più semplice, si tratta solo di tracciarla”

Comuni e oneri delle procedure relative ai vaccini: attraverso comunicato emesso il 19 agosto 2017, ANCI Lombardia evidenzia alcuni importanti aspetti e criticità. Eccoli sintetizzati di seguito.
Risulta necessario definire una procedura standard. Non si può scaricare sulle spalle del personale delle istituzioni scolastiche comunali o su quelle dei genitori, già gravate da molti pesi, il compito di raccogliere autocertificazioni e certificazioni che peraltro chi riceve non è in grado di valutare. La strada per l’applicazione della legge sui vaccini obbligatori può essere molto più semplice, si tratta solo di tracciarla: le scuole forniscono gli elenchi degli iscritti alle Asl e le Asl verificano che quei bambini siano stati sottoposti alle vaccinazioni”. Lo ha dichiarato il presidente dell’ANCI Antonio Decaro. “Sarebbe sufficiente – spiega Decaro – consentire di anticipare il regime definitivo, che è basato sullo scambio di dati tra le amministrazioni. Iter che dovrebbe essere prassi in tempi di digitalizzazione della pubblica amministrazione”.

Le disposizioni transitorie: autocertficazione e certificazione a cura di famiglie e Comuni

In base alla legge, infatti, in questa fase transitoria la produzione di autocertificazioni, entro il 10 settembre, e delle certificazioni, entro il 10 marzo, è a carico delle famiglie. E al personale comunale degli asili nido e delle scuole dell’infanzia toccherebbe una valutazione per la quale non è qualificato. Soltanto dall’anno scolastico ‘20-‘21 è previsto siano direttamente le Asl a fornire alle scuole queste certificazioni. Difficile comprendere come mai, in epoca di digitalizzazione, siano necessari tre anni per mettere a regime un sistema di comunicazione e trasmissione dati tra le pubbliche amministrazioni.

ANCI al lavoro sulla definizione di un protocollo

L’Associazione dei Comuni ha da subito fatto presente, nelle sedi tecniche e politiche della Conferenza Unificata Stato, Regioni, Enti locali e in sede di conversione parlamentare, le criticità attuative della legge: in particolare quella richiesta ai genitori di produrre e ai responsabili delle scuole di raccogliere certificazioni che sono già in possesso di un’altra pubblica amministrazione, la Asl.
“Abbiamo chiesto in più sedi, presentando emendamenti e poi sollecitando la circolare al ministero della Salute, di consentire una modalità più agevole per il controllo della regolarità vaccinale dei bambini e delle bambine che devono entrare a scuola – continua Decaro – abbiamo fatto presente anche che la sanzione, in caso di mancata produzione del certificato, non dovrebbe essere l’allontanamento dei bambini, il 10 marzo, ad anno quasi terminato. Quindi con senso di responsabilità ci siamo messi al lavoro per redigere un protocollo da condividere con i ministeri della Salute e dell’Istruzione e con la Conferenza delle Regioni”. Sul modello di quanto sperimentato altrove, per esempio a Frosinone tra Asl e Ufficio scolastico regionale, il protocollo stabilirà che si diano indicazioni univoche ai territori affinché si anticipi (la legge non lo vieta) la previsione secondo la quale le scuole e i servizi educativi trasmettono alle Asl solo l’elenco degli iscritti e le autocertificazioni presentate dai genitori. La produzione e il controllo dell’effettivo possesso dei certificati, invece, vengono affidati alle stesse Asl che poi informano le scuole.
Il regime transitorio – conclude il presidente dell’ANCI – oltre a causare disagi alle famiglie, ne produce anche per le scuole e i Comuni perché comporta la ricezione di materiale cartaceo da parte di personale non competente alla sua valutazione. Lo scambio di dati tra le amministrazioni risolverebbe il problema. I tempi sono stretti: rischiamo di ritrovarci il 10 settembre con le famiglie in coda prima agli sportelli delle Asl e poi davanti alle scuole. In attesa che magari insegnanti o bidelli siano costretti a interpretare le certificazioni”.


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