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Vitalizi: tetti, anzianità e contributi, così può risparmiare la politica
Puntare sui privilegi non basta: incidono poco e per tagliarli serve una legge

Fonte: La Repubblica

A PROPOSTA dell’onorevole Di Maio di riforma delle pensioni dei parlamentari ha suscitato un vespaio di polemiche, e anche una enorme confusione. È utile tentare di fare un po’ di chiarezza. Premessa importante, ovvia a molti ma forse non a tutti: la proposta Di Maio riguarda solo i nuovi trattamenti previdenziali, che a partire da questa legislatura sono calcolati con il metodo contributivo. Il contributo per la pensione è il 33 per cento dell’indennità parlamentare, l’8,80 per cento pagato dal parlamentare e il 24,20 per cento dallo Stato, esattamente le stesse percentuali di tutti i dipendenti statali. I contributi vengono accumulati e capitalizzati allo stesso tasso di tutti gli altri lavoratori, e il montante così ottenuto determina l’ammontare della pensione.

Prendiamo il caso estremo di un parlamentare che non ha mai lavorato e viene eletto a 60 anni per un solo mandato. A 65 anni può andare in pensione con circa 1000 euro lordi (su 12 mensilità), cioè 900 netti tenendo conto delle detrazioni. Sembra tanto per cinque anni di lavoro, ma la ragione non è che il parlamentare riceve un trattamento di favore nel calcolo della pensione, bensì la sua indennità, che è molto alta, e quindi sono alti i contributi accumulati. Un qualsiasi dipendente statale con cinque anni di contribuzione con gli stessi stipendi e con la stessa storia contributiva prenderebbe una pensione molto simile…


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