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Decreto fiscale in G.U., il parere dell’'ANCI: effetti positivi anche per i Comuni, ma necessario correggere alcune criticità
Pubblicato ieri in G.U il decreto legge 22 ottobre 2016, n. 193: il punto di vista dell’ANCI sulle misure in esso contenute, con alcuni rilevanti stimoli di modifica in vista dell’esame parlamentare

È stato pubblicato ieri sera in Gazzetta Ufficiale il decreto fiscale (decreto legge 22 ottobre 2016, n. 193) contenente, tra le altre misure, anche l’addio a Equitalia, la rottamazione delle cartelle, le nuove disposizioni in materia di riscossione locale, le misure urgenti per il trasporto regionale, le disposizioni (anch’esse urgenti) a favore dei comuni in materia di accoglienza, oltre alla riapertura della “voluntary disclosure”.

Il testo pubblicato è disponibile qui.

Gli effetti delle misure per i Comuni
Le misure contenute nel decreto fiscale possono apportare effetti positivi anche a vantaggio dei Comuni. È quanto afferma l’ANCI sul suo sito. La “rottamazione dei ruoli”, con l’abolizione delle sanzioni estesa anche alle entrate locali può consentire, in determinati casi, il recupero di quote che attualmente sono di incerta esigibilità, con evidente vantaggio sui bilanci relativamente ai flussi di cassa, alla cancellazione di residui incerti, alla riduzione del fondo crediti di dubbia esigibilità.
Il testo presenta tuttavia alcune incongruenze e criticità che andrebbero risolte nell’esame parlamentare, fondamentale per la conversione in legge del provvedimento.
In primo luogo, spiegano i vertici ANCI, esiste un problema di metodo: la “rottamazione” delle cartelle non dovrebbe costituire un’imposizione per i Comuni. Risulta auspicabile che sia data possibilità alle singole amministrazioni di aderirvi o meno, sia in ragione del pieno rispetto dell’ autonomia degli enti locali, sia per non danneggiare i Comuni che hanno più sistematicamente lavorato nell’accertamento delle proprie entrate.

Affiora inoltre un problema non ridotto di equità e di pari condizioni: gli stessi criteri previsti nei confronti dei Comuni che utilizzano Equitalia per la riscossione coattiva vanno adottati anche nei confronti delle amministrazioni – circa la metà degli 8 mila Comuni – che si avvalgono dell’ingiunzione di pagamento anche attraverso società di riscossione alternative, e che reclamano giustamente parità di trattamento per i propri contribuenti. Quindi parità fra i Comuni e parità fra i contribuenti.

Il caso dei Comuni esclusi dalla rottamazione delle cartelle costituisce infatti una questione di non esiguo rilievo. Tali Comuni sono 4.364, il 55% del totale e da anni si sono staccati da Equitalia o non se ne sono mai serviti. Tra questi Milano, Torino, Verona, Bari, Firenze, Bologna. Il decreto fiscale non estende anche a loro l’abbuono di sanzioni e interessi di mora. “Ma così si creano cittadini di serie A e serie B – afferma Antonio Decaro, neopresidente dell’Anci – Chiedo al Parlamento di rimediare. Tutti i sindaci hanno bisogno di liberare un po’ di liquidità e spenderla in servizi, visto che ogni anno accantonano 2,5 miliardi nel fondo per i crediti inesigibili. È un fatto di giustizia”. In totale, sono 20 milioni gli italiani che hanno pendenze con Equitalia, il 53% inferiori ai mille euro.

In ultima istanza, la proroga del regime provvisorio della riscossione locale viene ora accompagnata da una disposizione che permetterà ai Comuni che lo vorranno, anche negli anni a venire, di avvalersi dei servizi della nuova agenzia di riscossione nazionale destinata a succedere ad Equitalia.

Anche alla luce delle differenti scelte fatte dai Comuni in tema di riscossione coattiva, infine, ANCI ribadisce la necessità di una riforma organica della riscossione locale, che valorizzi le esperienze maturate nei territori e metta a disposizione strumenti più efficaci per la gestione e la riscossione delle entrate dei Comuni. Le misure contenute nel decreto fiscale, corrette nelle loro incongruenze, possono rappresentare un primo passo in questa direzione, che va però completato, anche sulla base delle proposte dell’ANCI, con l’apertura di un confronto e l’avvio di un nuovo regime già nei primi mesi del 2017. La richiesta dell’ANCI al Governo è pertanto la seguente: lavorare per migliorare ed integrare il provvedimento.

Il braccio di ferro per la Manovra 2017
Nel frattempo prosegue il braccio di ferro Governo-Unione Europea sulla Manovra 2017: i tecnici di Bruxelles stanno controllando il testo (non ancora disponibile pubblicamente e quindi in forte odore di modifica) mentre il premier Renzi ostenta fermezza affermando che il testo non cambierà (almeno “per i cittadini”, queste le sue parole). Lo scambio di lettere fra il Governo e la Commissione europea sembrerebbe solo la punta visibile di una trattativa difficile: pare infatti che il testo licenziato dal Governo italiano stia cambiando sotto le picconate dei funzionari europei. Non resta che attendere i prossimi giorni per comprendere la vera e definitiva forma della Legge di Bilancio 2017.

Consulta anche l’articolo Legge di Bilancio: le slide esplicative (in attesa del testo ufficiale).


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