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Emergenza migranti: la bozza del piano governativo per la nuova distribuzione
La rete d’accoglienza italiana è al limite, necessaria un’equa distribuzione sul territorio dei profughi. Dopo la lettera del sindaco di Milano Giuseppe Sala al quotidiano Repubblica, ecco le anticipazioni su quello che sarà il piano del governo per fronteggiare una questione divenuta delicatissima per i Comuni

Immigrazione, il 2016 conduce con sé numeri da record, con carichi di lavoro (anche dal punto di vista dell’utilizzo di risorse) immensi per i Comuni italiani. Al 19 settembre sono sbarcati 130.561 migranti (il 5,53% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso), i minori stranieri non accompagnati sono ben 16.611 (in tutto il 2015 non avevano superato i 12.360) e i migranti ospitati in strutture temporanee e centri governativi sono 158.479 (lo scorso anno erano stati 103mila). E dopo la accorata lettera inviata dal sindaco di Milano Giuseppe Sala al quotidiano Repubblica nella giornata di ieri, viene il giorno delle anticipazioni su quello che sarà il piano del governo per fronteggiare quella che è diventata la grande emergenza dei nostri tempi. Si tratta di un piano discusso lo scorso 6 settembre al Viminale tra il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, il presidente dell’ANCI, Piero Fassino, il capo della Polizia, Franco Gabrielli e il capo del Dipartimento libertà civili e immigrazione, Mario Morcone. Il documento ancora non è stato “firmato” dai comuni italiani. Il punto centrale del nuovo piano è rappresentato dal seguente concetto: alleggerire le metropoli e coinvolgere l’intero territorio. 

La bozza della nuova distribuzione dei migranti preparata dal Viminale è stata anticipata questa mattina dallo stesso quotidiano Repubblica, ecco i punti salienti:
– prevista una ripartizione equilibrata di richiedenti asilo in tutti i Comuni italiani: nessuna esclusione. Al momento in Italia su 8200 comuni, soltanto poco più di 500 partecipano al piano per l’accoglienza;
– saranno distribuiti 2,5 migranti ogni mille abitanti, differenziando i comuni in tre classi: fino a 2mila abitanti, con più di 2mila abitanti e Città metropolitane. Nel primo caso il massimo dei migranti assegnati sarà 5;
– al fine di alleggerire il peso sulle grandi città che sono già in prima linea nella accoglienza dei profughi, il piano governativo stabilisce uno “sconto”: per i 15 comuni metropolitani, la quota scende pertanto a 1,5 rifugiati ogni mille abitanti.
– i Comuni che aderiranno al Sistema di protezione per richiedenti asilo potranno usufruire di una deroga allo stop alle assunzioni. E potranno ricevere 50 centesimi a migrante al giorno.

Per approfondire consulta il nostro articolo intitolato Migranti, confronto ANCI-Interni: verso un piano di accoglienza diffuso sul territorio che veda protagonisti i sindaci.

Segnaliamo di seguito qualche stralcio dalla lettera del sindaco Sala, una riflessione che apre squarci decisivi all’interno di una problematica ormai pervasiva che sta mettendo a dura prova le amministrazioni comunali: “Sono consapevole del fatto che il nostro Paese deve passare dall’affrontare una (ormai) continua emergenza a una consapevole gestione del fenomeno. L’Italia deve uscire dall’idea di essere una piattaforma di prima accoglienza per più o meno brevi soggiorni. Molti dei rifugiati resteranno qui per il semplice motivo che non hanno un altro posto dove andare, se non per essere condannati alla morte. Questa situazione non ha soluzioni facili o definitive: da destra, abbiamo sentito molte parole, a volte inascoltabili, ma nessuno ha mai identificato una vera soluzione. È certo, d’altra parte, che la questione non può riguardare solo i non molti Comuni che se ne occupano al limite delle proprie capacità, ma che il governo, soprattutto un governo di sinistra, deve prendere atto della situazione e provvedere a una nuova e efficace politica di integrazione. Non è facile, ma è da sinistra che deve arrivare la spinta ad affrontare la questione, attraverso una programmazione che coinvolga da subito le amministrazioni regionali, oggi estranee a questo sforzo in misura che a me pare del tutto incomprensibile. Milano sta facendo tutto il possibile. Negli ultimi tre anni abbiamo accolto oltre 100mila profughi. In queste settimane siamo arrivati a superare le 3.500 presenze ogni notte. Questo grazie a un grande gioco di squadra, che incarna lo spirito solidale ambrosiano: il Comune, la Caritas, le associazioni, gli enti gestori, i singoli cittadini, tutti stanno facendo la loro parte. Continueremo così (…). Risulta necessario che il governo operi perché tutto questo non continui a pesare come un macigno sempre più pesante sulle spalle della città.Abbiamo bisogno di una politica di integrazione seria, pianificata e dotata dei mezzi finanziari adeguati per far uscire da una condizione di provvisorietà le migliaia di profughi che stazionano nella nostra città come in altre parti del Paese (…). Serve un vero e proprio piano nazionale che stabilisca un’equa distribuzione sul territorio dei profughi, che, lo dico ancora una volta, non può che iniziare da quote regionali. Occorre poi ordinare il sistema: ogni notte Milano ospita centinaia di profughi registrati o addirittura identificati in altre città che si spostano nel Paese, uscendo dai centri dove dovrebbero permanere”.

“Il governo – prosegue Sala nella lettera – deve valutare se dare vita ad un unico soggetto che si occupi di immigrazione e accoglienza mettendo insieme i diversi tasselli del mosaico: il sistema SPRAR, il rapporto con i Comuni, la circolazione di buone pratiche, l’uso di caserme e così via. A supporto del lavoro del Ministero degli Interni. A mio giudizio sarebbe il caso di farlo”.


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