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Voluntary disclosure, capitolo 2: protagonisti i Comuni
Ai Comuni il compito di controllare, e poi a comunicare al Mef, i movimenti anagrafici dei propri cittadini

Anche il secondo capitolo della cosiddetta “voluntary disclosure” (il rientro di capitali) sarà accompagnato, come il precedente, da misure “persuasive”. Se nel 2015 era stato il nuovo reato di autoriciclaggio a convincere migliaia di contribuenti al rientro dall’estero, si erge ora all’orizzonte un meccanismo di rilievo.

Le nuove norme riattivano, infatti, i “guardiani” dei Comuni in materia fiscale, un ruolo che esiste da undici anni (decreto legge 203/2005) ma che è stato sinora poco utilizzato. Ora tuttavia i Comuni tornano protagonisti, con l’obbligo di controllare, e poi a comunicare al Ministero dell’economia, i movimenti anagrafici dei propri cittadini. Il testo della nuova “voluntary disclosure” stabilisce, di fatto, che i Comuni informino entro sei mesi l’Agenzia delle Entrate delle richieste di iscrizione all’Aire (anagrafe degli italiani residenti all’estero). In un prima fase di attuazione di questa norma, gli uffici dell’anagrafe dovranno retrodatare i controlli addirittura fino al 1° gennaio del 2010.

La nuova “voluntary disclosure” debutterà tra qualche settimana e durerà fino al 29 dicembre 2017 consentendo ai contribuenti di essere cancellati dalla lista “selettiva” delle rogatorie.
A partire dal 1° gennaio 2018, con l’ingresso di oltre cento Paesi (ad oggi sono 10) nei nuovi standard OCSE di collaborazione internazionale (scambio automatico di informazioni fiscali) la pervasività dei controlli renderà effettivamente difficile il mantenimento di depositi e attività estere “in nero”.


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