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Migranti, confronto ANCI-Interni: verso un piano di accoglienza diffuso sul territorio che veda protagonisti i sindaci
Necessario secondo l’ANCI “un salto di qualità nel sistema di accoglienza degli immigrati e nella ripartizione sul territorio”. Sintesi dell’incontro Fassino-Alfano: analisi delle criticità attuali e stesura di un nuovo sistema di accoglienza

Un novero di rilevanti e tassative condizioni sono state poste nella giornata di ieri dal presidente dell’ANCIPiero Fassino, nei confronti del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, in riferimento ad “un piano di accoglienza dei migranti diffuso sul territorio che veda protagonisti i sindaci”. A riferirlo è lo stesso Fassino al termine dell’incontro avvenuto al Viminale con la partecipazione, oltre che del titolare del dicastero dell’Interno, anche del sottosegretario Manzione e del capo Dipartimento libertà civile e immigrazione, prefetto Mario Morcone, sottolineando che “sui punti c’è stata condivisione da parte del ministero: ora si tratta di fare degli approfondimenti e poi ci rivedremo”.

Abbiamo sollecitato al ministero – ha spiegato Fassino – la necessità di un salto di qualità nel sistema di accoglienza. Oggi infatti – ha spiegato – i migranti accolti sono concentrati in un numero limitato di comuni con conseguenti disagi in termini di capacità e qualità dell’accoglienza. Noi siamo invece per un sistema più ampio fondato su unadistribuzione più diffusa per evitare addensamenti su poche realtà”. Nel frattempo gli sbarchi non calano (sono arrivati a 121.574, dato simile a quello dello scorso anno quando alla fine dell’anno giunsero sulle coste italiane 153.842 migranti).

Il ministro Alfano dal canto suo incalza: “L’incontro è stato molto positivo. Abbiamo disegnato un nuovo modello di governance del fenomeno migratorio attraverso un piano nazionale di programmazione dei flussi e di ripartizione dei richiedenti asilo e rifugiati in tutti i Comuni italiani”. Tuttavia affiorano dubbi dal numero uno dell’ANCI: a suo parere i sindaci “non possono essere semplicemente destinatari di flussi decisi dalle prefetture”. La distribuzione dei migranti deve essere basata sul criterio di proporzionalità che tenga conto delle dimensioni demografiche dei comuni ospitanti. “Oggi ciò non avviene – sottolinea Fassino – ci sono casi clamorosi di piccoli comuni che si sono visti collocare dai prefetti nuclei consistenti di ospiti”. 

Ecco gli altri punti messi in evidenza dall’ANCI a tal riguardo:
– sono necessari incentivi idonei a superare “il blocco delle assunzioni di personale che attualmente grava sui comuni”;
– le persone ospitate, inoltre, devono essere impegnate in lavori socialmente utili;
– infine “i comuni disponibili ad accogliere secondo il modello SPRAR non devono essere destinatari di ulteriori invii da parte delle prefetture”.

Va ricordato a  tal riguardo che lo SPRAR è il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (ospita 20.572 stranieri su un totale di 151.592 immigranti accolti in Italia).
Il ministro Alfano dal canto suo enuclea gli elementi fondanti del nuovo sistema di accoglienza, il quale prevede “l’adesione volontaria allo SPRAR, da parte dei Comuni, cui viene presentata l’alternativa tra l’entrare in un sistema ordinario e istituzionale o assistere al trasferimento di richiedenti asilo sul proprio territorio, stabilito a livello centrale sulla base di un piano nazionale di ripartizione”. La distribuzione secondo il progetto avviene prima a livello nazionale, poi regionale e poi ancora tra Comuni distinguendoli in classi: quelli fino a 2mila abitanti, i centri con più di 2mila abitanti e le città metropolitane. Deve essere successivamente definita “la quota minima di posti da assegnare a ogni comune” ma con “la facoltà di esprimere l’eventuale disponibilità anche per un numero di posti superiore” a quello previsto dal piano.


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