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Pubblicata in Gazzetta Ufficiale la riforma dei porti
Un nuovo decreto legislativo emanato in attuazione della legge Madìa: le Autorità portuali cambiano la denominazione e passano da 24 a 15

di PAOLA MORIGI

È stato pubblicato il d.lgs. 4 agosto 2016, n. 169 (Gazzetta Ufficiale” del 31 agosto 2016, n. 203) avente come oggetto la riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione della disciplina normativa concernente le Autorità portuali, in attuazione dell’art. 8, comma 1, lettera f) della legge 7.8.2015, n. 124.

Il decreto, la cui bozza era nota negli ambienti portuali già da tempo, va a modificare sostanzialmente la legge n. 84/1994, che disciplinava le Autorità portuali, e le trasforma in “Autorità di sistema portuale” (o AdSP), prevedendo anche un ridimensionamento fra le diverse strutture. La nuova norma, oltre a precisare i riferimenti per le AdSP (che opereranno sotto la vigilanza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti) e a regolamentare la loro governance,  tiene conto delle evoluzioni e dei cambiamenti che si sono registrati negli anni più recenti proprio in relazione al traffico portuale. Conseguentemente non si parla più solo di traffici commerciali ma anche di traffici crocieristici, visto lo sviluppo assunto anche nel nostro Paese da questo settore in costante crescita. La politica e le azioni che ispireranno gli atti adottati dovranno essere improntate a criteri di sostenibilità energetica ed ambientale, anche per la salvaguardia dell’ambiente portuale e marino.

Le Autorità di Sistema Portuale vengono definite “enti pubblici non economici di rilevanza nazionale”, avranno un Presidente (nominato dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, d’intesa con il Presidente della regione di riferimento), un Comitato di gestione e un Collegio dei revisori.

Non mancheranno innovazioni sulle modalità di presentazione delle pratiche autorizzative che saranno presentate, sempre più in forma telematica, attraverso sportelli unici, un po’ come avviene per i Suap nei comuni. Verrà attivato anche uno Sportello unico doganale e dei controlli, proprio per cercare i accelerare le attività amministrative che gli operatori devono effettuare sui luoghi portuali.
Ma al di là dei cambiamenti che andranno ad interessare il lavoro interno va segnalato il processo di riforma che ha ridimensionato il numero delle strutture portuali, che ora potranno ripartirsi i fondi stanziati a livello ministeriale per i loro progetti contando, auspicabilmente, su maggiori risorse per singolo scalo. Si passerà infatti dalle 24 Autorità portuali esistenti a 15 Autorità di Sistema portuale, che avranno nuove denominazioni, legate alla posizione sul mare (ad esempio, come può leggersi all’articolo 7: AdSP del Mare Ligure occidentale, AdSP del Mare Adriatico centro-settentrionale), anche per consentire una loro identificazione nei contesti dei traffici internazionali. Risulteranno essere sede di AdSP i porti di: Trieste, Venezia,  Ravenna, Ancona, Bari, Taranto, Gioia Tauro, Augusta, Palermo, Cagliari, Napoli, Civitavecchia, Livorno, La Spezia e Genova.

Consulta la Pagina Speciale dedicata alla Riforma della Pubblica Amministrazione.

Le Autorità di Sistema portuale, i cui piani regolatori saranno approvati dalle Regioni nel cui territorio ricadono, si dovranno rapportare anche con gli enti locali di riferimento. Questi ultimi non avranno più voce in capitolo come nel passato nel proporre il nominativo del possibile Presidente, ma sarà ad ogni modo opportuno un raccordo in relazione alle politiche sui trasporti e la logistica che si intendono approntare, al fine di favorire l’attività a terra propedeutica al traffico portuale.
La riforma sarà destinata al successo soprattutto se le nuove Autorità di Sistema portuale riusciranno a “fare squadra” e a raccordarsi fra di loro per cercare di intercettare i traffici portuali con Paesi lontani. È noto infatti che in questo ambito molto spesso gli operatori,  provenienti dai Paesi asiatici o da altri Paesi lontani, spesso preferiscono i porti europei sull’Atlantico, anche se li costringono a rotte di navigazione più lunghe, perché poi si avvantaggiano dall’efficienza di tali scali e recuperano in altro modo tempo e denaro. La dimensione più limitata dei nostri porti deve imporre nuove strategie e forme di collaborazione, specializzazioni settoriali per tipologia di carico, al fine di apparire come una sorta di unico “sistema portuale” e non un insieme di scali, ciascuno mosso da un proprio interesse particolare.

Gli organi in carica nelle vecchie Autorità portuali rimarranno fino alla scadenza e quindi la riforma sarà destinata a dispiegare i propri effetti nel corso dei prossimi anni.


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