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Decreto Enti Locali: per i Comuni più ampi margini per le assunzioni di personale

Dopo il via libera ricevuto la scorsa settimana alla Camera, il Decreto Enti Locali (d.l. 24/6/2016, n.113) transita ora presso l’aula del Senato per la seconda (ed ultima) lettura, una vera e propria ratifica del testo. Che a questo punto non dovrebbe più subire variazioni (visti anche i tempi stretti per addivenire alla conversione nei tempi previsti dalla legge). Tra le misure più rilevanti contenute all’interno del testo rilevante spazio è dato al tema delle assunzioni all’interno dei piccoli Comuni.

Proprio in materia di reclutamento di nuovo personale pubblico si inseriscono varie novità. Dopo anni di vincoli sul turnover e blocchi delle assunzioni si sono chiaramente ampliate le aree di sofferenza, con la finanza pubblica che non consente una riapertura a tutto campo obbligando così il decreto ad intervenire con una serie di regole settoriali.

Ecco le novità principali:
– viene in primo luogo cancellato l’obbligo di ridurre progressivamente l’incidenza della spesa di personale sulle uscite correnti; 
– gli spazi di turn over si triplicano, dal 25 al 75%, nei Comuni fra mille e 10mila abitanti che in rapporto alla popolazione abbiano organici più leggeri di quelli fissati per gli enti in dissesto;
– a tutti i Comuni frutto di fusione vengono estese le deroghe già previste dalla manovra 2015 per i soli casi in cui la spesa di personale fosse inferiore al 30% delle uscite correnti;
– si riaprono le assunzioni negli Enti Locali delle Regioni in cui sia stato ricollocato almeno il 90% degli esuberi delle Province;
– i dirigenti a contratto escono dai calcoli per il tetto di spesa dei contratti a termine, in cui erano rientrati a seguito di una pronuncia della Corte dei conti; 
– il piano straordinario delle assunzioni negli asili nido, già scritto nel decreto originario, con la legge di conversione si estende anche ai Comuni che hanno sforato il Patto nel 2015. 

Su tale capitolo l’ANCI esprime una soddisfazione “soltanto parziale” perché, come sottolinea Umberto Di Primio, sindaco di Chieti e delegato dell’Associazione al personale, “l’accoglimento di alcuni nostri emendamenti è la dimostrazione ulteriore che serve una riforma strutturale per ridare autonomia ai Comuni”.

Fra gli interventi chiesti dagli amministratori, evidenzia Massimo Castelli che per l’ANCI segue i piccoli Comuni, c’è anche “l’estensione fino a 5mila abitanti del turn over al 100% oggi previsto solo per gli enti fino a mille residenti”.
Tra le richieste dell’ANCI che non hanno trovato accoglimento si allineano anche i seguenti aspetti: la semplificazione per tutti i Comuni del regime delle spese di personale e delle regole per il turnover, il superamento del blocco delle assunzioni per gli enti non in regola con il patto di stabilità 2015, l’esclusione dai tetti di spesa del personale impiegato nell’ambito dei progetti Sprar; le ulteriori semplificazioni in materia di dirigenza e fondi per il salario accessorio.

In sintesi, a parere dell’associazione dei Comuni, tramite il decreto si interviene con norme di dettaglio, certamente utili, anzi indispensabili per fronteggiare specifici problemi ed esigenze indotte dalla stratificazione normativa e dalla sovrapposizione delle fonti interpretative, anche se permane l’esigenza di individuare soluzioni strutturali che garantiscano l’autonomia dei sindaci nel determinare e attuare le politiche di servizio per le comunità amministrate, ovviamente nel quadro dei vincoli di finanza pubblica.
Il tema di avere personale adeguato non è un problema di sola funzionalità dei Comuni:  sta infatti diventando un problema per l’intera Pubblica Amministrazione. “I Comuni svolgono continue e crescenti funzioni di supplenza e anni e anni di blocchi di fatto ormai impediscono di garantire la gestione degli investimenti ordinari e l’erogazione dei servizi essenziali”: così si concludono le rilevazioni dell’ANCI.


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